Close

Alice Bailey, Lettere sulla Meditazione

Alice Bailey, Lettere sulla Meditazione

Nel periodo compreso fra l 16 Maggio e il 20 Ottobre 1920 il Maestro Djwal Khul attraverso la sua amanuense Alice Bailey forni all’umanità importanti indicazioni sul tema della meditazione.

Segnono alcuni estratti di Lettere sulla Meditazione Occulta di Alice Bailey

PREFAZIONE di Alice Bailey

Si spera che chi legga queste lettere cerchi di fare due cose:
1. Legga sempre con mente aperta, ricordando che la Verità è un diamante sfaccettato e che i suoi aspetti diversi appaiono in tempi diversi, quando Coloro che guidano la razza umana vedono una necessità cui sopperire. Molti libri si sono scritti sulla meditazione, alcuni troppo astrusi, altri troppo superficiali per soddisfare l’uomo di media cultura. L’autore di queste lettere ha evidentemente cercato di ovviare al bisogno di un’esposizione breve e pur scientifica di una meditazione razionale, dando risalto alla meta immediata prefissa e agli stadi intermedi.
2. Giudicare le lettere per i loro meriti e non per l’autorità che deriva loro dall’autore.
Per tale ragione egli ha scelto di rimanere anonimo e ha chiesto, a chi le ha ricevute, di pubblicarle sotto il suo pseudonimo.
Se il soggetto delle lettere ha qualche valore, evocherà una risposta dai lettori e servirà ad aiutare qualcuno ad avanzare verso la meta, e sarà d’ispirazione e di aiuto a molti, come già è avvenuto per alcuni.

L’IMPORTANZA DELLA MEDITAZIONE

Scopo fondamentale della meditazione è quello di favorire il prodursi dell’allineamento e così permettere il contatto con il Sé superiore; donde la sua istituzione.

L’accentuare l’importanza della meditazione segue naturalmente la realizzazione da parte dello studente dell’assoluta necessità del dominio dell’Ego sulla personalità.
L’uomo ora è occupato in molte ricerche e per la forza delle circostanze è polarizzato interamente nel sé inferiore, sia nel corpo emotivo che in quello mentale. Faccio notare un punto interessante: finché la polarizzazione è puramente fisica o puramente emotiva, non si sente alcun bisogno di meditare.

Anche quando il corpo mentale è attivo nessun impulso sorge finché l’uomo non sia passato attraverso molti cambiamenti e molte vite, abbia gustato il calice del dolore e della gioia in molte incarnazioni, abbia scandagliato le profondità dell’esistenza vissuta solo per il sé inferiore e l’abbia trovata insoddisfacente. Allora comincia a rivolgere il pensiero ad altre cose, ad aspirare a ciò che è ignoto, a realizzare e sentire entro di sé le paia di opposti e contattare nella sua coscienza possibilità e ideali fino allora insperati. È pervenuto al successo, alla popolarità ed è molto dotato, ma non sa che farsene. L’anelito interiore persiste sempre finché il dolore è così insostenibile che il desiderio di espandersi ed elevarsi, di accertarsi di qualcosa e di qualcuno che stanno oltre ha ragione di ogni ostacolo. L’uomo comincia a volgersi all’interno ed a cercare la sorgente da cui è emanato. Comincia allora a meditare, a ponderare, ad intensificare la vibrazione fintanto che, con il passare del tempo, raccoglie i frutti del suo meditare.

EFFETTI DELLA MEDITAZIONE

1. Consente all’uomo di mettersi in contatto con l’Ego e di allineare i tre corpi interiori.

2. Pone l’uomo in uno stato d’equilibrio, né completamente ricettivo e negativo, né del tutto positivo, ma in un punto bilanciato. Così si offre all’Ego, e più tardi al Maestro, l’opportunità di turbare quella condizione d’equilibrio e di intonare la vibrazione quiescente ad una nota più elevata di prima, di causare una nuova e più alta frequenza vibratoria della coscienza e lanciarla (se così posso dire) nella periferia del triplice Spirito.

Grazie a questa pratica costante l’intero punto d’equilibrio si eleva gradualmente, finché giunge il momento in cui il punto inferiore d’attrazione nell’oscillare e nell’adattarsi non è il fisico, non tocca l’emotivo, non sfiora il mentale (anche il corpo causale sfugge) e l’uomo è polarizzato d’ora in poi nella coscienza spirituale.

Ciò segna la quarta iniziazione dopo la quale l’Adepto (uomo sul sentiero) si costruisce un corpo di manifestazione, una libera creazione; nulla esiste in lui che chieda l’oggettivarsi di un corpo da usare nei tre mondi ed evoluto secondo la Legge delle Cause.

3. Stabilizza le vibrazioni inferiori nei sottopiani del piano emotivo e mentale. Inizia l’opera di intonare il sé alla vibrazione del terzo sottopiano di ciascuno dei tre piani inferiori, fintanto che esso sia dominato. Ora va sincronizzato il secondo sottopiano.

In questo ciclo l’uomo raggiunge il punto di conseguimento personale quando ha la capacità di vibrare e muoversi consciamente nel quarto sottopiano. Possiamo dire che il quarto sottopiano dei piani fisico, emotivo e mentale (quando siano dominati, allineati e operanti simultaneamente nella medesima incarnazione) è il piano della personalità perfezionata, nel senso concreto del termine e dal punto di vista inferiore.
Quella particolare incarnazione sarà una nella quale l’uomo raggiungerà la più alta espressione del sé inferiore: fisicamente perfetto, emotivamente vibrante e mentalmente gigantesco. A ciò succede l’inizio del trasferimento a una vibrazione superiore, l’elevazione fino al Sé superiore e l’intonarsi della personalità, o la terza maggiore, alla quinta dominante dell’Ego.

4. Favorisce il trasferimento della polarizzazione da uno degli atomi permanenti della personalità al corrispondente atomo nella Triade spirituale.

Si può quindi vedere facilmente la natura essenziale della meditazione e la sua saggia, diligente e seria pratica.

Ben presto, dopo aver raggiunto ciò che di più elevato può offrire la natura inferiore, l’uomo comincia a meditare, i suoi tentativi sono dapprima disordinati e a volte trascorrono parecchie incarnazioni nelle quali il Sé superiore si limita a costringerlo a pensare e a meditare seriamente solo in occorrenze rare e distanti nel tempo. Più di frequente si presenta l’occasione di ritrarsi interiormente, finché sorgono alcune vite dedicate alla meditazione ed aspirazioni mistiche, che generalmente culminano in una vita interamente devoluta a ciò.
Essa segna il punto di massima aspirazione emotiva prescindendo dall’applicazione scientifica della legge tramite il corpo mentale. Queste leggi sono quelle che governano la vera meditazione occulta.
Alle spalle di ciascuno di voi che lavorate in modo definito sotto uno dei Maestri stanno due vite culminanti: la vita dell’apoteosi mondana e quella della più intensa meditazione nella direzione mistica o emotivo-intuitiva. Quest’ultima è stata spesa in un monastero o in un convento dell’Europa centrale da coloro che sono legati al Maestro Gesù e ai suoi discepoli, oppure in India, nel Tibet o in Cina dagli allievi del Maestro M. o del Maestro K.H.
Per tutti voi ora giunge la serie più importante di vite per le quali i precedenti punti culminanti furono solo mezzi preparatori. Per coloro che sono sul Sentiero, nelle vite del prossimo futuro verrà il conseguimento finale per mezzo della prescritta meditazione occulta, basata sulla legge. Alcuni vi perverranno in questa vita o nella prossima; altri fra non molte. Per qualcuno il futuro serba il conseguimento del metodo mistico, che sarà poi la base di quello occulto o mentale.

La meditazione e la Parola

L’uomo, quando medita, mira a due cose:
a. A formare pensieri, a far scendere nei livelli concreti del piano mentale idee astratte e intuizioni. Questa si può chiamare meditazione con seme.
b. Ad allineare l’ego e a creare il vuoto, tra il cervello fisico e l’Ego, che provoca il flusso divino con la conseguente distruzione delle forme e la liberazione che ne sussegue.

Questa si può dire meditazione senza seme.

A un certo punto dell’evoluzione le due si fondono, il seme è lasciato cadere e il vuoto si forma, non tanto fra i veicoli inferiori e superiori, quanto fra essi e il piano intuitivo o dell’armonia. Quindi, risuonando la Parola Sacra in meditazione, l’uomo dovrà (se lo fa correttamente) saper compiere sia l’opera creativa che quella di distruzione, allo stesso modo del Logos.
Sarà il riflesso nel microcosmo del processo cosmico. Attirerà ai suoi corpi materia di tipo più sottile e ne espellerà quella più grossolana. Formulerà forme pensiero che attireranno a sé sostanza sottile e allontaneranno ciò che ha una vibrazione inferiore. Dovrà emettere la Parola in modo tale che l’allineamento risulti automatico e si crei il vuoto necessario a provocare l’afflusso dall’alto.

Questi effetti possono trapelare quando la Parola sia intonata correttamente e ogni meditazione dovrebbe vedere l’uomo più allineato, disperdere un poco di materia di bassa frequenza vibratoria dall’uno o dall’altro dei suoi corpi, allargare il canale e in tal modo fornire un veicolo sempre più adeguato all’illuminazione dai livelli superiori.
Ma, finché questa correttezza non è possibile,l’effetto prodotto dall’uso della parola è minimo, il che è un bene per l’uomo che la usa. Studiando i sette grandi Respiri e i loro effetti su ciascun piano, l’uomo può scoprire molte cose che dovrebbero trapelare sui diversi sottopiani di ogni piano, specialmente per quanto attiene al suo sviluppo. Studiando la nota fondamentale del sistema solare (che fu stabilita nel primo Sistema) molto si potrà trovare sull’uso della Parola sul piano fisico. Questo è un accenno offerto alla vostra considerazione. Tentando di scoprire la nota di questo sistema solare, quella dell’Amore-Saggezza, lo studente stabilirà la necessaria comunicazione tra il piano emozionale o del desiderio e quello intuitivo, pervenendo al segreto del piano emozionale. Studiando la Parola sui livelli mentali e il suo effetto nella costruzione della forma, si troverà la chiave per l’edificazione del Tempio di Salomone e l’allievo svilupperà le facoltà del corpo causale, giungendo infine alla liberazione dai tre mondi.
Lo studioso comunque ricordi che deve dapprima trovare la nota della sua personalità, poi quella egoica prima di poter giungere all’accordo monadico. Fatto questo egli avrà suonato, da sé, la propria triplice Parola e sarà allora un creatore intelligente animato da amore. La meta è raggiunta.

QUALCHE CENNO PRATICO

Desidero chiarire che non mi è possibile, né è saggio o cosa appropriata, darvi differenti chiavi per intonare la Parola Sacra; non posso fare altro che indicare principi generali. Ogni essere umano, ogni unità di coscienza, è così dissimile da qualsiasi altra che si può sopperire alla necessità individuale solo quando da parte dell’insegnante esista la piena coscienza causale e l’allievo abbia raggiunto lo stadio in cui è disposto a conoscere, osare e tacere.I pericoli che l’uso errato della Parola comporta sono così grandi che noi non osiamo fare altro che indicare idee basilari e principi fondamentali, e lasciare che l’aspirante compia da sé i passi necessari al suo sviluppo e faccia le opportune esperienze fino a trovare, da sé, quanto gli occorre. Solo ciò che deriva dallo sforzo autoimposto, dalla strenua lotta e dall’amara esperienza ha valore duraturo e permanente. Solo quando il discepolo, in seguito agli insuccessi e ai successi, alle vittorie pagate a caro prezzo e alle ore amare dopo la sconfitta, si adatta alla condizione interiore, solo allora potrà scoprire che l’uso della Parola ha valore in senso scientifico e sperimentale. La sua mancanza di volontà lo difende assai bene dall’uso scorretto della Parola, mentre il suo tentativo di amare lo guida infine a intonarla in modo corretto. Solo ciò che sappiamo grazie a noi stessi diviene facoltà inerente. Le affermazioni di un istruttore, per quanto profondamente saggio, rimangono solo concetti mentali fintanto che non siano parte sperimentale della vita di un uomo. Non posso quindi che indicarvi la via e darvi cenni generali, il resto deve essere trovato dallo studente di meditazione, da sé.

Pronuncia ed uso della Parola nella meditazione individuale

Parlo per l’uomo che segue il Sentiero della Prova, che quindi è in grado di comprendere intellettualmente ciò che si deve compiere. Egli realizza con una certa approssimazione quale sia il suo posto nell’evoluzione e il lavoro da fare se un giorno vuole attraversare la porta dell’iniziazione. In questo modo ciò che dico servirà da insegnamento alla maggioranza di coloro che studiano queste lettere.

CENNI

L’aspirante cerca ogni giorno un luogo tranquillo dove possa essere libero da interferenze
e interruzioni. Se è avveduto cerca sempre lo stesso posto, poiché intorno ad esso costruirà come un guscio che gli servirà di protezione e gli faciliterà il desiderato contatto superiore.

La materia di quel luogo, di quello che potreste chiamare lo spazio circostante, si intona allora a una certa vibrazione (la più alta da lui raggiunta nella successione delle meditazioni), ciò che gli rende ogni volta più agevole cominciare dal livello più elevato eliminando così un lungo processo preliminare di intonazione.

L’aspirante assuma una posizione nella quale possa rimanere inconsapevole del proprio corpo. Non si può dare una regola rigida e fissa, poiché si deve tener conto del veicolo fisico stesso, che può non essere in qualche modo nelle migliori condizioni e rigido. Si deve mirare ad una posizione comoda, non disgiunta da vigilanza ed attenzione. Indolenza e svogliatezza non conducono a nulla. La posizione più adatta per i più è quella seduti a terra a gambe incrociate, appoggiati a qualcosa che possa sostenere la colonna vertebrale. Nella meditazione più intensa o quando l’aspirante è molto esperto ed i centri si stanno rapidamente risvegliando (forse anche il fuoco interno pulsa alla base della spina dorsale) il dorso deve stare eretto senza alcun sostegno. La testa non deve essere piegata all’indietro, poiché va evitata ogni tensione, ma diritta ed equilibrata o con il mento leggermente abbassato. Fatto questo, la tensione caratteristica di molti sarà scomparsa ed il veicolo inferiore rilassato.

Tenere gli occhi chiusi e le mani ripiegate in grembo.

L’aspirante osservi allora se il respiro è regolare, costante e uniforme. Se lo è, rilassi l’intera persona, mantenendo la mente positiva ed il fisico sciolto e pronto a rispondere.

Visualizzi quindi i suoi tre corpi e, dopo aver deciso se condurre la meditazione nella testa o nel cuore (in seguito tornerò su questo punto), vi ritragga la coscienza e si focalizzi nell’uno o nell’altro dei centri. Così facendo si renda conto con deliberazione che egli è un Figlio di Dio che ritorna al Padre; che è Dio Stesso che cerca di trovare la coscienza divina che è Sua;
che è un creatore in procinto di creare, che è l’aspetto inferiore della Divinità che cerca di allinearsi con quello superiore. Intoni allora tre volte la Parola Sacra espirandola dolcemente la prima volta e influenzando il veicolo mentale; più forte la seconda, stabilizzando il veicolo emotivo e con un tono di voce ancora più alto l’ultima volta, agendo sul veicolo fisico.
L’effetto su ciascuno dei corpi sarà triplice.

Se correttamente cantata mantenendo costantemente il centro di coscienza nel centro prescelto, l’effetto sarà il seguente:

Sui livelli mentali:
a. Contatto con il centro della testa, provocandone la vibrazione. Acquietarsi della mente inferiore.
b. Collegamento con l’Ego più o meno accentuato, ma sempre in una certa misura tramite l’atomo permanente.
c. Espulsione di particelle grossolane e formazione di altre più sottili.

Sui livelli emozionali:
a. Definita stabilizzazione del corpo emotivo tramite l’atomo permanente e contatto con il centro del cuore cui viene conferito movimento.
b. Espulsione di materia grossolana e maggiore limpidezza del corpo emotivo, rendendolo un vero riflesso di ciò che è superiore.
c. Immediato afflusso di sentimento dai livelli atomici del piano emozionale a quello intuitivo attraverso il canale esistente fra i due. Sale con impeto e chiarifica il canale.

Sui piani fisici:
a. Qui l’effetto è molto simile, ma quello principale è sul corpo eterico; stimola il flusso divino.
b. Oltrepassa la periferia del corpo e crea un guscio protettivo. Espelle fattori discordanti dal vicino ambiente.

 


Tratto da Lettere sulla Meditazione Occulta di Alice Bailey. Prima edizione inglese: 1922