♋︎ Cancro, 21 Maggio – 21 Giugno
IL MITO: La Cattura della Cerva o Daina
Colui che presiede la Camera del Consiglio del Signore parlò al Maestro che stava al Suo fianco: “Dov’è il figlio dell’uomo che è anche figlio di Dio? Come si sta comportando? Quali prove ha sostenuto e in quale servizio è ora impegnato?”.
Il Maestro, volgendo lo sguardo verso il figlio dell’uomo che è figlio di Dio, rispose: “Nulla per il momento, o Grande Reggente. La terza prova ha apportato grandi insegnamenti per un allievo come lui. Ora vi medita e riflette”. “Dategli una prova che evochi la sua scelta più saggia. Mandatelo a lavorare in un campo ove debba decidere quale voce, fra le tante, risveglierà l’obbedienza del suo cuore. Dategli una prova di grande semplicità esteriore, ma che, nel contempo, risvegli sul piano interiore tutta la sua saggezza e la capacità di scegliere in modo giusto. Che proceda con la quarta prova”.
Ercole, figlio dell’uomo eppure figlio di Dio, stava dinnanzi alla quarta grande Porta. Il silenzio era profondo. Né parola né alcun suono da parte sua. Oltre la Porta si estendeva un ameno paesaggio e in lontananza, all’orizzonte, appariva il tempio del Signore, il santuario del Dio-Sole con il suo scintillante bastione. Nei pressi, su una collina, stava uno snello cerbiatto. Ercole osservava ed ascoltava, e ascoltando udì una voce. La voce proveniva dal disco luminoso della luna, dimora di Artemide. E Artemide, la bella, pronunciò parole di ammonimento all’indirizzo del figlio dell’uomo. “La cerva è mia, non devi quindi toccarla”, ella disse. “Per lunghe ere l’ho allevata e accudita quando era giovane. La cerva è mia e mia deve restare”. All’improvviso apparve Diana, la cacciatrice dei cieli, la figlia del sole. Calzata di sandali, si slanciò verso la cerva, rivendicandone anch’ella il possesso.
“No, mia bella Artemide”, disse, “la cerva è mia e mia deve restare. Finora era troppo giovane, ma ora può essere utile. La cerva dalle corna d’oro è mia, non tua, e mia deve restare.” Ercole, in piedi fra i pilastri della Porta, ascoltò la disputa, sorpreso che le due fanciulle si contendessero il possesso della cerva. Un’altra voce colpì il suo orecchio con tono autoritario: “La cerva non appartiene ad alcuna delle due fanciulle, o Ercole, ma a quel Dio di cui tu vedi il tempio lassù su quel monte lontano. Vai, liberala, portala in salvo nel tempio e lasciala lì. Cosa facile a farsi, o figlio dell’uomo, tuttavia (e rifletti bene sulle mie parole), poiché sei figlio di Dio, puoi cercare e catturare la cerva. Và.” Ercole si lanciò attraverso la quarta Porta lasciandosi dietro i molti doni ricevuti per non essere impedito nella veloce caccia a cui si accingeva. Da lontano, le due fanciulle contendenti lo seguivano con lo sguardo. Artemide, la bella affacciata dalla luna, e Diana, la avvenente cacciatrice dei boschi di Dio, seguivano i movimenti della cerva, ed entrambe non perdevano occasione di ingannare Ercole, cercando di rendere vani i suoi sforzi. Egli inseguì la cerva in ogni dove, ma più e più volte essa lo ingannò con astuzia. Per un anno intero il figlio dell’uomo, che era anche figlio di Dio, rincorse la cerva di luogo in luogo, scorgendone la forma come in un lampo, per poi perderla subito di vista nella profondità del bosco. Di collina in collina e di bosco in bosco egli l’inseguì continuamente fino a che, un giorno, la vide addormentata presso uno stagno, esausta dalla lunga corsa. A passi silenziosi, con la mano tesa e lo sguardo fermo, Ercole scoccò una freccia verso la cerva, ferendola ad una zampa. Facendo appello a tutta la sua volontà, le si avvicinò, ma la cerva non si mosse. Le si fece ancora più vicino e la prese fra le braccia e se la strinse al cuore. Artemide e la bella Diana osservavano la scena.
“La ricerca è compiuta”, esultò. “Nelle tenebre del nord fui tratto, ma non trovai la cerva.
Nelle profonde oscurità delle foreste, lottai a lungo, ma non trovai la cerva. Per desolate ed aride pianure, per luoghi deserti e selvaggi mi affannai a cercarla, ma non la trovai. In ogni momento, le fanciulle sviavano i miei passi, ma io persistetti ed ora la cerva è mia! La cerva è mia!” “Non è così, o Ercole”, gli giunse all’orecchio la voce di qualcuno che stava vicino a Colui che presiede la Camera del Consiglio del Signore. “La cerva non appartiene al figlio dell’uomo, anche se figlio di Dio. Porta la cerva laggiù al santuario ove dimorano i figli di Dio e lasciala a loro.” “Perché mai, o saggio Maestro? La cerva è mia; mia dopo il lungo cercare, è mia perché la tengo stretta al mio cuore.” “E non sei tu un figlio di Dio, pur essendo un figlio dell’uomo? E non è quel tempio la tua dimora? E non condividi forse la vita con tutti coloro che li abitano? Porta al tempio di Dio la cerva sacra e lasciala lì, o figlio di Dio. Ercole allora portò la cerva al sacro tempio di Micene e la posò a terra, nel centro del luogo sacro. Nel posarla innanzi al Signore, notò sulla zampa la ferita fatta dalla freccia scagliata dall’arco che aveva posseduto e usato. La cerva era sua per diritto di ricerca. La cerva era sua per la forza e l’abilità del suo braccio: “La cerva è quindi doppiamente mia”, egli disse. Ma Artemide, che stava nella corte esterna di quel sacrosanto luogo, udì risuonare il suo alto grido di vittoria e disse: “Non è così. La cerva è mia ed è stata sempre mia. Io vidi la sua forma riflessa nell’acqua; io udii i suoi passi sulle vie della terra; so che la cerva è mia, perché ogni forma e mia”.
Il Dio-Sole parlò dal suo luogo sacro: “La cerva è mia, non tua, o Artemide! Il suo spirito riposa con me dall’eternità, qui nel centro del sacro tempio. Tu non puoi entrare qui, o Artemide, ma sappi che dico la verità. Diana, la bella cacciatrice del Signore, può entrare qui per un momento e dirti ciò che vede”. Per un breve momento la cacciatrice del Signore passò nel tempio e vide la forma di quella che era la cerva, distesa davanti all’altare come morta. Disperata, Diana disse: “Ma se il suo spirito riposa con te, o grande Apollo, nobile figlio di Dio, sappi allora che la cerva è morta. È stata uccisa dall’uomo che è un figlio dell’uomo quantunque sia anche un figlio di Dio. Perché può egli entrare nel tempio mentre noi aspettiamo la cerva qui fuori?”. “Perché egli ha portato la cerva tra le braccia, stretta al suo cuore e in questo luogo sacro la cerva trova riposo e così anche l’uomo. Tutti gli uomini sono miei. La cerva è del pari mia, non tua, di nessun altro che mia.” Ercole, ritornando dalla prova, passò di nuovo per la Porta e prese la via che lo riportava dal Maestro della sua vita. “Ho adempiuto al compito affidatomi da Colui Che presiede. È stato facile, benché lungo e faticoso. Non ho ascoltato coloro che reclamavano, né ho esitato lungo la Via. La cerva è nel luogo sacro, vicino al cuore di Dio così come, nell’ora del bisogno, è vicina anche al mio cuore.” “Va e guarda ancora, Ercole, figlio mio, tra i pilastri della Porta.” Ed Ercole obbedì. Oltre la Porta il paesaggio si estendeva in pittoreschi contorni e lontano, all’orizzonte, si stagliava il tempio del Signore, il santuario del Dio-Sole con la sua brillante merlatura, mentre sulla collina vicina stava una snella cerbiatta.
“Ho superato la prova, o saggio Maestro? La cerva è di nuovo sulla collina dove l’avevo vista per la prima volta.” E dalla Camera del Consiglio del Signore, ove siede il Grande Che presiede, giunse una voce: “Ripetutamente devono i figli degli uomini, che sono anche figli di Dio, cercare la cerva dalle corna d’oro e portarla al sacro luogo; ancora ed ancora di nuovo. Quindi il Maestro disse al figlio dell’uomo che è figlio di Dio: “La quarta fatica è compiuta e, per la natura della prova e per la natura della cerva, la ricerca deve essere frequente. Non lo dimenticare e rifletti sulla lezione che hai appreso”
tratto da Le Fatiche di Ercole di Alice Bailey
Analisi del mito e comprensione dei simboli
Artemide è la dea della luna, della caccia e degli animali selvaggi. La luna, in quanto governante tradizionale del Cancro, ha dominio sul regno dell’istinto e della risposta emotiva. È il simbolo della natura emotiva e sentimentale, nonché della nostra connessione con nostra madre. Poiché è l’ultimo dei primi quattro segni dello zodiaco coinvolti nell’involuzione dell’anima nella materia (dall’Ariete al Cancro), il Cancro è considerato esotericamente la porta verso la forma.
In quanto rappresentante del femminile, la cerva è il simbolo dell’amore di Dio per tutti gli esseri e del suo prendersi cura dei suoi figli. È anche un simbolo di autorità spirituale. Le corna della cerva sono dorate e raggiungono il cielo indicando devozione a Dio e rigenerazione spirituale. Attraverso la cerva e le sue corna, iniziamo a capire che percepiamo e otteniamo l’accesso ai regni intuitivi a nostra disposizione oltre l’istinto e l’intelligenza.
La cerva è sfuggente e difficile da trovare. Ercole impiega un anno (simbolico di una vita) per catturare la cerva, e solo quando è in piedi e beve l’acqua, simbolo della purificazione di Ercole, viene finalmente catturata.
Quindi, la cerva è il rappresentante simbolico di tre aspetti della coscienza, tutti collegati. Innanzitutto, è una creatura della natura, e quindi rappresenta i regni istintuali. Le sue corna d’oro significano l’accesso all’intuizione che è disponibile attraverso la crescita e lo sviluppo. E infine, lei è la cerva di Artemide. Artemide permette a Ercole di prendere la cerva e dimostra l’uso dell’intelletto esercitando un servizio all’umanità in collaborazione con lui nel suo compito. E infine, il suo ritorno al luogo sacro.
La cerva deve essere restituita al tempio. Ciò significa che il mondo dell’intelletto, quelli che implicano funzioni mentali superiori come la comprensione, il discernimento e il ragionamento, devono essere risvegliati e trasportati nei regni del sacro.
Il compito spirituale
L’antico mantra per la personalità del Cancro è: “Lascia che l’isolamento sia la regola, eppure la folla esiste”. Il forte bisogno di sicurezza, sicurezza e fondamento è percepito solo attraverso oggetti esterni dal Cancro dominato dalla personalità. Per garantire ciò, possono costruire un muro di isolamento dal mondo. La casa è creata come luogo di sicurezza, armonia e comfort. Ma la sua portata è solo quella della famiglia immediata. La sua influenza non si estende oltre le sue quattro mura.
Come segno d’acqua, il nativo del Cancro è sensibile agli altri. Trasporta l’energia del femminile, la maternità e il nutrimento degli altri. Questa sensibilità non si limita però all’aspetto emotivo. Si manifesta anche come prendersi cura degli altri in base ai loro bisogni fisici, di sicurezza e spirituali.
L’intuizione è sfuggente. Il suo ruolo nel nostro viaggio spirituale è quello di traduttore del linguaggio di Dio. Al di là del ragionamento, richiede che ci guadagniamo l’accesso, e quindi dobbiamo continuare a cercarlo. Man mano che costruiamo intimità e relazioni con l’anima, veniamo sempre più sotto l’influenza del sovrano spirituale del Cancro, Nettuno. Attraverso la sua vibrazione, otteniamo accesso alle impressioni creative e immaginative inviate dai regni intuitivi.
Il Cancro infuso d’anima possiede una consapevolezza intuitiva di ciò di cui ha bisogno la coscienza collettiva dell’umanità. L’antico mantra per l’Anima in Cancro è: “Costruisco una casa illuminata e in essa dimoro”. Una casa illuminata si manifesta quando la luce dell’anima irradia e illumina il mondo fuori dalle mura in cui viviamo.
Conoscere e integrare l’energia del Cancro
La Voce della Personalità in Cancro dice: Che l’isolamento sia la norma e tuttavia la folla esista
Il forte bisogno di sicurezza, sicurezza e fondamento fornito da oggetti esterni è l’esperienza del Cancro dominato dalla personalità. Per garantire questa sicurezza, costruiscono muri di isolamento dal mondo. I Cancro creano la casa come un luogo di sicurezza, armonia e comfort, ma la sua portata attraverso la personalità è solo quella della famiglia più stretta. La sua influenza non si estende oltre le sue quattro mura.
La Voce dell’Anima in Cancro dice: Costruisco una casa illuminata e ivi dimoro
L’anima in Cancro cerca di elevare la potente energia istintiva del segno in modo che impari ad accedere e utilizzare l’intelletto e l’intuizione. Quando questi aspetti superiori della conoscenza vengono attivati, la luce dell’anima irradia tutto ciò che fanno.
Cancro
Elemento: segno d’acqua (come Scorpione e Pesci).
Qualità: sensibilità di massa; per l’uomo medio, identificazione di massa con la forma per il discepolo, servizio per le masse.
Opposto polare: Capricorno. Segno di terra (consapevolezza spirituale dopo la lotta; luogo di nascita del Cristo).
Reggitori: Exoterico, la Luna; Esoterico, Nettuno.
Il Mito, la quarta fatica: La Cattura della Cerva
Note Fondamentali:
Dal punto di vista della forma, “Che l’isolamento sia la norma e tuttavia la folla esista”.
Dal punto di vista dell’anima, “Costruisco una casa illuminata e ivi dimoro”.
Estratto da “Le Fatiche di Ercole” di Alice A. Bailey.
Titolo originale: THE LABOURS OF HERCULES (Prima edizione inglese 1957)
- SCHEDE DI SINTESI
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Cancro
Elemento: segno d’acqua (come Scorpione e Pesci).
Qualità: sensibilità di massa; per l’uomo medio, identificazione di massa con la forma per il discepolo, servizio per le masse.
Opposto polare: Capricorno. Segno di terra (consapevolezza spirituale dopo la lotta; luogo di nascita del Cristo).
Reggitori: Exoterico, la Luna; Esoterico, Nettuno.
Il Mito, la quarta fatica: La Cattura della Cerva
Note Fondamentali:
Dal punto di vista della forma, “Che l’isolamento sia la norma e tuttavia la folla esista”.
Dal punto di vista dell’anima, “Costruisco una casa illuminata e ivi dimoro”.
Estratto da “Le Fatiche di Ercole” di Alice A. Bailey.
Titolo originale: THE LABOURS OF HERCULES (Prima edizione inglese 1957)