Tratto da La Dottrina Segreta di H.P. Blavatsky
Da dove viene questo simbolo universale? L’uovo fu incluso nella Cosmogonia di tutti i popoli della terra come un segno sacro, e fu venerato tanto per la sua forma quanto per il suo mistero interiore. Fin dall’inizio delle primissime concezioni mentali dell’uomo, esso è stato considerato il simbolo rappresentante nel miglior modo possibile l’origine ed il segreto dell’Essere. Lo sviluppo graduale del germe impercettibile dentro al guscio chiuso, il lavoro interiore che, senza l’apparente interferenza di qualsiasi forza esterna, produceva da un nulla latente un qualche cosa di attivo, senza altro concorso se non quello del calore; e che, dopo essersi gradatamente evoluto in una creatura vivente e concreta, spezzava il proprio guscio, apparendo ai sensi esterni di tutti quale un essere autogenerato ed auto-creato, tutto questo deve essere stato considerato fin dal principio un miracolo permanente.

L’insegnamento segreto spiega la ragione di questa venerazione con la simbologia delle razze preistoriche.
In principio, la “Causa Prima” non aveva alcun nome. Più tardi essa fu rappresentata dall’immaginazione dei pensatori come un misterioso uccello, sempre invisibile, che lasciava cadere nel Caos un uovo che diventava poi l’Universo. Quindi Brahmâ fu chiamato Kâlahansa, il “Cigno nello (spazio e nel) tempo”, diventando il Cigno dell’Eternità, che depone all’inizio di ogni Mahamanvantara ( periodo dell’attività universale) un “uovo d’oro” che simboleggia il grande Cerchio, esso stesso un simbolo dell’Universo e dei suoi corpi sferici.
Una seconda ragione per cui l’uovo è stato scelto come la rappresentazione simbolica dell’Universo e della nostra Terra, è la sua forma. È un Cerchio ed una Sfera; e la forma ovoidale del nostro globo deve essere stata nota fin dall’origine del simbolismo, poiché adottata universalmente. La prima manifestazione del Cosmo sotto la forma di un uovo era l’idea più ampiamente diffusa nell’antichità.
Come dimostra Bryant, era un simbolo adottato presso i greci, i siriani, i persiani e gli egiziani. Nel Rituale egiziano si parla di Seb, il Dio del Tempo e della Terra, che depone un uovo o l’Universo; un “uovo concepito nell’ora del Grande Uno della Forza Duplice”.

Ra è rappresentato come Brahmâ in gestazione nell’Uovo dell’Universo. Il Defunto è “risplendente nell’uovo della terra dei misteri”, poiché questo è l’uovo a cui è data la vita fra gli Dei”.
“È l’uovo della grande Gallina chiocciante, l’Uovo di Seb, che esce da esso sotto forma di un falco”.
“L’Uovo del Mondo” è forse uno dei simboli più universalmente adottati, ed è altamente suggestivo, in senso spirituale, fisiologico, e cosmologico. Perciò lo si trova in qualsiasi Teogonia del mondo ed è spesso collegato con il simbolo del serpente che si trova ovunque, in filosofia come nel simbolismo religioso, emblema dell’eternità, dell’infinito, della rigenerazione, come pure della saggezza. Il mistero dell’auto-generazione apparente e dell’evoluzione mediante il proprio potere creativo, che ripete in miniatura, nell’uovo, il processo dell’evoluzione cosmica – processi dovuti ambedue al calore e all’umidità, sotto l’influsso dello spirito creativo invisibile — giustifica pienamente la scelta di questo simbolo grafico. “L’Uovo-Vergine” è il simbolo microcosmico del prototipo macrocosmico, la “Vergine Madre”, il Caos o l’Abisso Primordiale. Il creatore maschile (non importa sotto quale nome) procede dalla Vergine femminile, la Radice Immacolata fecondata dal Raggio. Chi è colui che, essendo esperto in Astronomia e nelle scienze naturali, non vedrà la suggestività di tutto ciò? Il Cosmo, quale Natura ricettiva, è un uovo fecondato —lasciato tuttavia immacolato, poiché una volta considerato come illimitato, non poteva avere altra rappresentazione all’infuori di uno sferoide.

Fra i greci, l’Uovo Orfico è descritto da Aristofane, e faceva parte dei misteri dionisiaci e d’altri, durante i quali l’Uovo del Mondo veniva consacrato e il suo significato spiegato; Porfirio che mostra una rappresentazione del mondo.
Fabre e Bryant hanno cercato di dimostrare che l’uovo rappresenta l’ Arca di Noè; un’idea assurda, a meno che non sia accettata come puramente allegorica e simbolica. Può aver simboleggiato l’Arca solo come sinonimo della Luna; l’ Argha che trasporta il seme universale della vita; ma certamente non ha niente a che fare con l’ Arca della Bibbia. Ad ogni modo era idea comune che l’Universo fosse esistito al principio sotto forma di un uovo e, come dice Wilson: un simile racconto della prima aggregazione degli elementi sotto la forma di un uovo, si trova in tutti i Purâna, con l’epiteto usuale di Haima o Hiranya “d’oro”, e si trova anche nel Manu.
Hiranya, significa “risplendente, brillante”, piuttosto che “d’oro”, come dimostra il grande letterato indiano Svâmi Dayanand Sarasvatî, nelle sue diatribe con il prof. Max Müller. Come è detto nel Vishnu Purâna: l’Intelletto (Mahat)… compresi in esso gli elementi grossolani (non manifestati), formò un Uovo… ed il Signore stesso dell’Universo vi dimorava sotto l’aspetto di Brahmâ. In quell’Uovo o Brâhmana, vi erano i continenti, i mari e le montagne, i pianeti e le divisioni dei pianeti, gli dèi, i demoni ed il genere umano.

Tanto in Grecia come in India, il primo essere visibile maschile, che riuniva in sé la natura dei due sessi, dimorava nell’ uovo, ed usciva da esso. Secondo alcuni greci, questo “Primogenito del Mondo” era Dioniso (Phanes), il Dio che uscì dall’Uovo del Mondo e dal quale derivarono i mortali e gli immortali. Nel Libro dei Morti il Dio Ra è rappresentato come radiante nel suo uovo (il Sole) che si mette in moto non appena si risveglia il Dio Shoo (l’Energia Solare) che gli dà l’impulso.
“Egli è nell’Uovo Solare, l’uovo a cui è data la vita fra gli Dei“.
Il Dio Solare esclama: “Io sono l’anima creatrice dell’abisso celeste. Nessuno vede il mio nido, nessuno può spezzare il mio Uovo. Io sono il Signore“.
Nella simbologia dei numeri, il 10 (il numero sacro dell’Universo), era segreto ed esoterico, tanto in rapporto all’unità quanto in rapporto alla cifra zero, il cerchio⚪.
[… ]Per quanto riguarda i Pitagorici, per trovare nella loro numerazione, l’ “1” e lo “0” come la prima e l’ultima delle cifre, è sufficiente esaminare gli antichi manoscritti del trattato di Boezio, De Arithmetica, composto nel sesto secolo. E Porfirio, che riporta alcune citazioni dal Moderatus di Pitagora, dice che i numeri di Pitagora erano “dei simboli geroglifici, per mezzo dei quali egli spiegava le idee sulla natura delle cose”, o l’origine dell’Universo.
[…]Sappiamo che il sistema decimale doveva essere noto all’umanità delle prime epoche arcaiche, poiché tutta la parte astronomica e geometrica del segreto linguaggio sacerdotale era basata sul numero 10, ovvero la combinazione de principio maschile e femminile; e poiché la cosiddetta “Piramide di Cheope” è costruita secondo misure appartenenti a questa numerazione decimale, o piuttosto secondo i numeri semplici e le loro combinazioni con lo zero.
[…] Per quanto riguarda il simbolismo delle divinità lunari e solari, esso è mescolato in un modo così inesplicabile che è quasi impossibile separare gli uni dagli altri glifi, quali l’uovo, il loto e gli animali “sacri”. L’Ibis, per esempio, era altamente venerato in Egitto: era sacro a Idide, spesso rappresentata con la testa di quell’uccello, ed era sacro anche a Mercurio o Thoth che si diceva avesse assunto quella forma per fuggire da Tifone. Secondo Erodoto vi erano due specie di Ibis nell’Egitto; una completamente nera e l’altra bianca e nera. Si diceva che la prima combattesse e sterminasse i serpenti alati che a primavera venivano dall’Arabia ed infestavano il paese. La seconda era consacrata alla Luna, perché questo pianeta è bianco e brillante dal lato esterno, oscuro e nero dal lato che non si rivolge mai alla terra. Inoltre l’Ibis uccide i serpenti di terra, e terrestri e fa il più terribile scempio tra le uova del coccodrillo, e così salva l’Egitto dall’infestare il Nilo da quegli orribili sauri. Si crede che l’uccello faccia questo al chiaro di luna e sia, di conseguenza, aiutato da Iside, il cui simbolo siderale è appunto la Luna. Ma la verità esoterica più corretta sottostante a questi miti popolari, è che Ermete, come spiega Abenephius vegliava sugli egiziani sotto la forma di quell’uccello, ed insegnava loro le arti e le scienze Occulte. Ciò significa semplicemente che l’Ibis religiosa possedeva e possiede tuttora, delle proprietà “magiche” in comune con molti altri uccelli e specialmente con l’albatros e con il mitico cigno bianco, il Cigno dell’Eternità o del Tempo, il Kâlahansa.
Se fosse altrimenti, perché tutti i popoli antichi, che non erano più stolti di noi, avrebbero dovuto avere un tale superstizioso terrore nell’uccidere certi uccelli? In Egitto, chiunque uccideva un Ibis o un falco dorato, simbolo del Sole e di Osiride, rischiava e difficilmente poteva sfuggire alla morte. La venerazione che alcune nazioni avevano per gli uccelli era tale che Zoroastro, nei suoi precetti, ne proibiva l’uccisione e macellazione poiché considerata un atroce crimine. Nella nostra epoca, ridiamo di qualsiasi specie di divinazione, eppure, tante e tante generazioni hanno creduto nella divinazione per mezzo degli uccelli e perfino nella zoomanzia, che Suidas, disse essere stata impartita da Orfeo, che insegnava a vedere nel tuorlo e nella chiara di un uovo, in determinate condizioni, quello che l’uccello nato da esso avrebbe visto intorno a sè durante il periodo della sua breve vita.
Quest’arte occulta, che tremila anni fà richiedeva la conoscenza più profonda e l’uso di calcoli matematici più astrusi, è caduta adesso nella più profonda degradazione; ed oggi, “soltanto le fattucchiere leggono l’avvenire alle serve in cerca di maritarsi nella chiara d’uovo”.
Tuttavia, ancora ai giorni nostri, anche i cristiani hanno i loro uccelli sacri; per esempio la colomba, che è il simbolo dello Spirito Santo. E non hanno neppure trascurato gli animali sacri; e la zoolatria evangelica, con il suo Toro, la sua Aquila, il suo Leone ed il suo Angelo (in realtà il Cherubino o Serafino, il Serpente dalle ali ardenti) è tanto pagana quanto quella degli egiziani o dei caldei. In realtà, questi quattro animali sono il simbolo dei quattro Elementi e dei quattro Princìpi inferiori dell’uomo. Oltre a ciò, essi corrispondono anche fisicamente e materialmente alle quattro costellazioni che formano, per così dire, il seguito o il corteo del Dio Solare e che, durante il solstizio d’inverno, occupano i quattro punti cardinali del cerchio zodiacale. Si possono vedere questi quattro “animali” in molte edizioni del Nuovo Testamento dei Cattolici Romani nelle quali vi sono i “ritratti” degli Evangelisti. Sono gli animali della Mercabah di Ezechiele.
Come dice giustamente Ragon: “Gli antichi Jerofanti hanno combinato così sapientemente i dogmi ed i simboli delle loro filosofie religiose, che non è possibile spiegare questi simboli in modo veramente soddisfacente, se non mediante la combinazione e la conoscenza di tutte le chiavi”.
Tali simboli possono essere interpretati solo approssimativamente, anche se si giunge a scoprire tre di questi sette sistemi: l’ antropologico , lo psichico e l’ astronomico. Le due interpretazioni principali, la più elevata e la più bassa, quella spirituale e quella fisiologica, furono conservate nella più grande segretezza, finché quest’ultima cadde sotto il dominio del profano.
Parliamo qui degli Jerofanti preistorici, per i quali ciò che è diventato adesso puramente — od impuramente — fallico, era una scienza tanto profonda e misteriosa quanto la biologia e la fisiologia attuali.
Questa era di loro esclusiva proprietà, il frutto dei loro studi e delle loro scoperte. Le altre due interpretazioni erano quelle che trattavano degli dei creatori (teogonia), e dell’uomo creatore: cioè degli ideali e della pratica dei Misteri. Queste interpretazioni erano così sapientemente velate e combinate, che molti, pur scoprendo uno dei significati, rimasero sconcertati nel comprendere il significato degli altri, e non riuscirono mai a districarli abbastanza. Il più alto, il primo e il quarto – la teogonia in relazione all’antropogonia – erano quasi impossibili da capire. Troviamo le prove di ciò nella “Scrittura sacra” ebraica; è per il fatto che il serpente è oviparo che esso divenne un simbolo della Sapienza ed un emblema dei Logoi, o i nati da sé. Nel tempio di Philae, nell’Egitto Superiore, si preparava artificialmente un uovo con dell’argilla mescolata a varie specie di incensi. Mediante un processo speciale quest’uovo veniva covato, e quando si schiudeva, ne usciva una ceraste (la vipera cornuta). Altrettanto si faceva per il cobra negli antichi templi dell’India. Il Dio Creatore emerge dall’uovo che esce dalla bocca di Kneph, sotto la forma di un serpente alato, poiché il serpente è il simbolo della Saggezza Assoluta. Presso gli ebrei la medesima Divinità è rappresentata dai “Serpenti Ignei” o Serpenti Volanti di Mosè nel deserto; e presso i mistici di Alessandria essa diventa l’Orphio-Christos, il Logos degli gnostici. I protestanti cercano di dimostrare che l’allegoria del Serpente di Rame e dei Serpenti Ignei ha un rapporto diretto con il mistero del Cristo e della Crocifissione, mentre in realtà essa è in rapporto molto più stretto con il mistero della generazione, quando è separata dall’uovo con il suo germe centrale, o dal cerchio con il suo punto centrale.
Nel Libro dei Morti, come abbiamo dimostrato precedentemente, si parla spesso dell’uovo. Ra, il Potente, rimane nel suo uovo durante la lotta fra i “Figli della Ribellione” e Shoo, l’Energia Solare e il Drago delle Tenebre. Il Defunto è risplendente nel suo uovo quando si incammina verso la terra del mistero; egli è l’Uovo di Seb. L’uovo era il simbolo della vita nell’immortalità e nell’eternità; come anche il glifo della matrice generatrice; mentre il Tau che era associato ad esso, era soltanto il simbolo della vita e della nascita nella generazione. L’Uovo del Mondo era collocato nel Khoom, l’Acqua dello Spazio, o principio femminile astratto(Khnoom divenne, con la caduta dell’umanità nella generazione e nel fallicismo, Ammon, il Dio creatore); e quando Ptah, il “Dio Ardente”, porta in mano l’Uovo del Mondo, allora il simbolismo diventa completamente terreno e concreto nel suo significato. In congiunzione con il falco, il simbolo di Osiride-Sole, il simbolo è duplice e si riferisce ad entrambe le vite — la mortale e l’immortale.
Nell’Edipus Egyptiacus di Kircher si può vedere,sul papiro in esso inciso, un uovo fluttuante al di sopra della mummia. Questo è il simbolo della speranza e la promessa di una seconda nascita per il defunto osiridificato; la sua anima, dopo la necessaria purificazione nell’Amenti, avrà un periodo di gestazione in quest’uovo dell’immortalità, per rinascere quindi da esso in una nuova vita sulla terra. Poiché quest’uovo, nella Dottrina Esoterica è il Devachan, la Dimora di Beatitudine; lo scarabeo alato è un altro suo simbolo. Il “Globo Alato” non è che un’altra forma dell’uovo ed ha il medesimo significato dello scarabeo, il Khopiroo (dalla radice khoproo “divenire”, “rinascere”) che si riferisce tanto alla rinascita dell’uomo quanto alla sua rigenerazione spirituale.
Nella Teogonia di Mochus, troviamo prima l’Etere e quindi l’Aria, i due princìpi dai quali Ulom, la Divinità Intelligibile, l’Universo visibile della Materia, nasce dall’Uovo del Mondo.
Negli Inni Orfici, Eros-Phanes evolve dall’Uovo Divino fecondato dai Venti Eterici, poiché Vento significa lo “Spirito di Dio”, o piuttosto lo “Spirito delle Tenebre Sconosciute”, la divina “idea” dice Platone, che si dice muova l’Etere.
Nel Kathopanishad indù, Purusha, lo spirito divino, sta già dinanzi alla materia originaria, “dalla cui unione scaturisce la grande anima del mondo”, Mahâ-Âtmâ, Brahmâ, lo Spirito della Vita, ecc… essendo queste ultime denominazioni tutte identiche all’Anima Mundi o all’Anima Universale, la luce astrale dei cabalisti e degli occultisti, o “l’Uovo delle Tenebre”. Vi sono inoltre molte allegorie affascinanti su questo argomento, disseminate nei libri sacri dei Brâhmani. In una di esse, è la donna creatrice che è all’inizio un germe, poi una goccia di rugiada celeste, poi una perla e infine un uovo. In tali casi, che sono troppi per enumerarli separatamente, l’uovo da vita ai quattro elementi entro il quinto, l’Etere, ed è coperto da sette involucri, che diventano in seguito i sette mondi superiori ed i sette mondi inferiori.
Rompendosi in due, il guscio diventa il cielo, e il suo contenuto, la Terra, mentre dalla chiara si formano le acque terrestri. Poi di nuovo, è Vishnu che emerge dall’uovo, tenendo un loto in mano. Vinatâ, figlia di Daksha e moglie di Kashyapa (“l’Auto-Generato, scaturito dal Tempo”, uno dei sette “creatori” del nostro Mondo), partorì un uovo da cui nacque Garuda, il Veicolo di Vishnu; quest’ultima allegoria si riferisce alla nostra Terra, poiché Garuda è il Grande Ciclo.
L’Uovo era consacrato ad Iside e i sacerdoti dell’Egitto non mangiavano mai uova per questo motivo. Iside è quasi sempre rappresentata con un loto in una mano ed un cerchio ed una croce (crux ansata) nell’altra. Diodoro Siculo dice che Osiride nacque da un uovo, come Brahmâ. Dall’uovo di Leda nacquero Apollo e Latona, come pure Castore, e Polluce, i luminosi Gemelli. E, benché i buddhisti non attribuiscano la medesima origine al loro Fondatore, pure anch’essi, come gli antichi egiziani o i moderni Brâhmani, non mangiano uova per timore di distruggere il germe della vita latente in esse, e commettere quindi peccato. I cinesi credono che il loro primo uomo sia nato da un uovo, che Tien (un dio) fece cadere dal cielo sulla terra nelle acque. Questo simbolo dell’uovo è ancora considerato da taluni come rappresentante dell’idea dell’origine della vita, che è una verità scientifica, per quanto l’ovum umano sia invisibile ad occhio nudo. Vediamo perciò che, fino dalla più remota antichità, questo simbolo era onorato ovunque, dai greci, dai fenici, dai romani, dai giapponesi, dai siamesi, dalle tribù nordamericane e sudamericane e perfino dai tribali delle isole più remote.
Presso gli egiziani, il Dio Nascosto era Ammon o Mon, il “Celato”, lo Spirito Supremo. Tutti i loro Dèi erano duali — la Realtà scientifica per il santuario, e il suo doppio, l’Entità favolosa e mitica per le masse. Per esempio, come osservato in “Chaos, Theos, Kosmos”, l’antico Horus rappresentava l’idea del mondo contenuta ancora nella mente demiurgica, “nata nella Tenebre prima della creazione del mondo”, mentre il secondo Horus rappresentava la medesima idea uscente dal Logos, rivestita di materia e che assumeva un’esistenza reale.
Il medesimo accade a Khnoom e ad Ammon, rappresentati con la testa di ariete e che si confondono spesso, seppur le loro funzioni siano differenti. Khnoom è il “modellatore degli uomini”, che trae uomini e cose dall’uovo del mondo e li plasma su un tornio da vasaio; Ammon-Ra, il Generatore, è l’aspetto secondario della divinità celata. Ma è Emepht, l’Uno, il Supremo Principio Planetario, che soffia l’uovo dalla sua bocca, e che è, quindi, Brahmâ. L’ombra della divinità cosmica e universale, di quello che cova l’uovo e lo permea con il suo spirito vivificante, finchè il germe in esso contenuto non è maturo, era il dio misterioso, il cui nome non poteva essere pronunciato. È Ptah, tuttavia, “colui che apre”, che dischiude la vita e la morte, che esce dall’uovo del mondo per iniziare il sua duplice opera.
Secondo i greci, la forma fantasma di Chemis (Chemi, il nome dell’antico Egitto) che fluttua sulle onde eteree della Sfera Empirea, era stata creata da Horus-Apollo, il Dio Sole, che la fece evolvere fuori dall’uovo del mondo.
Nella Cosmogonia Scandinava, che il prof. Max Müller ritiene essere assai anteriore ai Veda, nel poema di Wöluspa (il Canto della Profetessa), vi si trova nuovamente l’uovo del mondo nel germe-fantasma dell’Universo, che è rappresentato come giacente nel Ginnungagap, la coppa dell’illusione (Mâyâ), l’abisso sconfinato e vuoto. In questa Matrice del Mondo precedentemente una regione di notte e desolazione, Nebelheim (il luogo nebbioso, il nebulare come viene chiamato ora nella luce astrale) lasciò cadere un raggio di luce fredda che traboccò da questa coppa e vi si congelò in essa. Poi l’ Invisibile soffiò un vento torrido che sciolse le acque ghiacciate e dissipò la nebbia. Queste acque (il Caos), chiamate le correnti di Eliwagar, sciogliendosi in gocce vivificanti, caddero in basso e crearono la Terra ed il Gigante Ymir, che aveva soltanto le sembianze di un uomo (l’uomo celeste); e la vacca Audumla (la “Madre”, la luce astrale o Anima Cosmica), dalle cui mammelle sgorgarono quattro correnti di latte (i quattro punti cardinali, i quattro capi dei quattro fiumi dell’Eden, ecc.), i quali “quattro” sono simboleggiati dal cubo in tutte le sue varie e mistiche accezioni.
I cristiani — specialmente la Chiese Greca e Latina — hanno adottato completamente questo simbolo e vedono in esso una commemorazione della vita eterna, della salvazione e della resurrezione. Questo è corroborato dall’antica e venerata usanza di scambiarsi le “uova di Pasqua”, e ne costituisce il significato.
Dall’Anguinum, “l’uovo” del druido “pagano”, il cui solo nome faceva tremare di paura Roma, fino all’uovo rosso di Pasqua del contadino di Slavonia, è trascorso un ciclo. Eppure sia, tanto nell’Europa civilizzata, quanto fra i tribali dell’America centrale, troviamo sempre il medesimo pensiero arcaico primitivo; se solo lo cerchiamo e se non deformiamo – nell’alterigia della nostra supposta superiorità mentale e fisica — l’idea originale del simbolo.
Tratto da La Dottrina Segreta – Vol.I · Cosmogenesi di H.P. Blavatsky