Estratto da Le Vie dello Spirito di Roberto Assagioli. Ed. Reprint Libreria Ecumenica
SVILUPPO DEL SENSO ESOTERICO
Senso esoterico significa essenzialmente vivere e funzionare soggettivamente e realizzare un costante contatto interiore con l’anima e col mondo in cui essa dimora, e ciò deve manifestarsi interiormente mediante l’amore attivamente dimostrato, mediante la saggezza costantemente irradiata e mediante quella capacità di includere in sé tutto ciò che vive e respira e di identificarvisi, che costituisce la caratteristica predominante di tutti i Figli di Dio che manifestano la loro Divina natura.
Io intendo dunque significare un sostenuto atteggiamento interiore della mente, che può volgersi in qualsiasi direzione a volontà.
Essa può dominare la sensibilità emotiva non soltanto propria, ma di tutti coloro con i quali può venire in contatto. Con la forza del suo silente pensiero il discepolo può portare luce e pace a tutti. In virtù di quel potere mentale egli può intonarsi col mondo del pensiero e delle idee e può discernere e scegliere quei mezzi mentali e quei concetti che lo renderanno capace — quale lavoratore in accordo col Piano Divino — di influenzare il proprio ambiente e di formulare i nuovi ideali con quella sostanza mentale che li farà più facilmente
accogliere da coloro che vivono e pensano in modo ordinario.
Tale atteggiamento della mente metterà inoltre in grado il discepolo di orientarsi verso il mondo delle Anime e in quell’alta sfera di ispirazione e di luce riconoscere i suoi compagni di lavoro, comunicare con essi ed, uniti, collaborare alla attuazione degli Intenti Divini.
Questo senso esoterico è la principale necessità nell’attuale momento storico.
Fino a che gli aspiranti non lo abbiano in qualche misura afferrato e non possano quindi usarlo, non potranno mai far parte del Nuovo Gruppo di Lavoratori spirituali del Mondo. Non potranno mai usare la magia spirituale e queste istruzioni rimarranno per essi teoriche e prevalentemente mentali anziché essere pratiche ed attuabili.
Per coltivare il senso esoterico è necessaria la meditazione, anzi, nei primi stadi, una continua meditazione. Ma poi, via via che il tempo passa e l’uomo cresce spiritualmente, questa meditazione quotidiana cederà il posto ad un costante orientamento spirituale e allora la meditazione, come è ora compresa necessaria, non sarà più richiesta. Il distacco fra l’uomo e le forme che egli usa — la propria personalità composta dei corpi fisico — eterico, emotivo e mentale, sarà così completo, che egli vivrà sempre sul seggio dell’osservatore; e da qui e con quell’atteggiamento dirigerà le attività della mente e delle emozioni e di quelle energie che rendono possibile ed utile l’espressione fisica.
In questo sviluppo e in questa cultura del senso esoterico il primo stadio consiste nel mantenere l’atteggiamento di una costante distaccata osservazione.
F.J. Alexander, in ore di meditazione dice: vedere sé stessi come un orologio posto su di un caminetto, il quale sorveglia tutte le attività che si svolgono nella stanza e resta in disparte.
Analizziamo ora il significato delle parole funzionare soggettivamente:
Ordinariamente noi viviamo oggettivamente, esteriormente, sempre in rapporto con oggetti, con qualche cosa, così detti interiori, quali le nostre emozioni, i nostri pensieri. Così detti, perché. rispetto all’Anima tutte le attività della nostra personalità, dei tre corpi, fisico, emotivo e mentale, sono esteriori. Emozioni e pensieri sono più o meno aderenti all’io, ma non sono l’Io, l’Anima, Noi Stessi.
Essi si sovrappongono all’Io vero, celandolo ed ostacolando le Sue attività. Infatti emozioni e pensieri sono in continuo mutamento, in perenne fluttuazione: solo l’Io rimane immutabile, quale esso è; soltanto l’Io, l’Anima, ci dà il senso della stabilità, del riposo, della vera sicurezza, della realtà permanente.
Il potere di vivere e di funzionare soggettivamente è per noi completamente nuovo: si tratta di identificarci con l’Anima, dopo aver riconosciuto che noi non siamo né il nostro corpo, né le nostre emozioni, né i nostri pensieri ed esserci quindi disidentificati da essi.
Si tratta di vivere quali esseri spirituali in un mondo spirituale — il mondo dell’Anima, il 5° Regno. Ciò significa anche vivere in comunione con l’Anima di tutto ciò che esiste, penetrando sotto o dietro 1e forme. Rendere interiori i nostri rapporti: cioè sostituire a quelli da forma a forma rapporti di anima con anima. per poi giungere alla Comunione con l’Anima del Mondo, con Dio, con la VITA UNA.
Un tale cambiamento influisce naturalmente sulla nostra e sull’altrui vita personale: deve manifestare ciò che si realizza. Il costante contatto con l’Anima deve manifestarsi come “Amore Spirituale” nei vari rapporti umani, come “saggezza costantemente irradiata”, saggezza che proviene dalla visione della Realtà, acquisita nel regno dell’Anima del giusto senso dei valori, dalle giuste prospettive: poiché nel regno dell’Anima si è liberi da illusioni e da ignoranza. L’Anima è onnisciente nel suo mondo, e noi essendo in comunicazione con essa manifesteremo gradatamente i suoi poteri e le sue qualità e facoltà divine.
“Con la forza del suo pensiero il discepolo potrà portar luce e pace a tutti”.
Ciò indica la potenza pratica di chi vive interiormente, esotericamente. Questo pensiero è vero, perché è riflesso dal mondo spirituale, ed essendo potente, la sua forza si irradia su tutti coloro che vengono a trovarsi nel suo raggio di influenza.
Si tratta quindi di essere: essendo, si irradia spontaneamente, senza sforzo, inevitabilmente, senza volerlo: è Wu-Wei.
Questo vivere soggettivamente dà in vari modi poteri di bene:
“In virtù di quel potere mentale egli può intonarsi col mondo del pensiero e delle idee e può discernere quei mezzi mentali e quei concetti che lo renderanno capace — quale lavoratore in accordo col Piano Divino di influenzare il proprio ambiente e di formulare i nuovi ideali con quella sostanza mentale che li farà più facilmente accogliere da coloro che vivono e pensano in modo ordinario”.
È qui indicato uno dei poteri che potremo conseguire: divenire dei conoscitori e dei trasmettitori.
Attraverso i Suoi Grandi Interpreti (i Maestri) noi possiamo cogliere i principi, le Idee vere, gli ideali che sono nella Mente Divina e quindi trasmetterli all’Umanità ordinaria adattandoli ad essa; creando modi di espressione comprensibili per tutti gli uomini.
Ogni qualvolta cerchiamo di illuminare gli altri, di chiarire loro qualche concetto, facciamo questo: cerchiamo di tradurre ciò che abbiamo ricevuto ed accolto, e lo trasmettiamo ad altri accresciuto della nostra vita; e talvolta purtroppo, svisato e colorito dalla nostra emozione, dalla nostra errata od imperfetta interpretazione.
Il lavoro di gruppo è per molte ragioni più efficace di quello individuale, ed è il tipo di lavoro che sempre più si affermerà nell’Era Nuova. Per attuarlo efficacemente occorre riconoscere i propri compagni di lavoro secondo la reciproca interna affinità. Non è perciò possibile trovare i nostri collaboratori in base a criteri dei livelli personali ove esistono tanti ostacoli di carattere emotivo, ove regna tanta illusione e confusione; dobbiamo invece orientarci verso il mondo delle Anime e, alla Luce dell’Anima, cercare e riconoscere i nostri veri compagni e quindi, uniti, lavorare e servire.
“Per coltivare il senso esoterico è necessaria la meditazione, anzi, nei primi stadi una continua meditazione”. Dobbiamo cioè eliminare tutte le impressioni esterne perturbatrici e volgerci decisamente verso il mondo interiore. La condizione nella quale ci troviamo riguardo a questo mondo è paragonabile a quella del neonato. Esso ha tutti gli organi di senso sani e normali; pure non sa ancora usarli ed è confuso e come abbacinato dal mondo in cui viene improvvisamente a trovarsi, dalle molte impressioni non possedute. Così è per noi nella meditazione e nel silenzio che tendono a trasportarci nel mondo interiore: riusciamo in qualche misura a tener soggette emozioni e mente, ma poi sentiamo la nostra inesperienza del nuovo mondo, in cui tutto ci appare vago, indefinito e non riusciamo ad afferrare nulla coscientemente.
Ci sentiamo veramente impotenti: siamo neonati.
Per allenarci a vivere in questa a noi ignota sfera di esistenza, occorse stare ben vigili, ben desti ed osservare con molta attenzione: stare in silenzio, in ascolto, in osservazione. Occorre perseverare per arrivare ad abituarsi a quel nuovo stato. Dapprima, tatto tende in noi ad appoggiarsi a qualche oggetto, perché non sappiamo vivere soggettivamente. Poi, con l’esercizio costante, la mente si acquieta e si libera dalla paura e dal suo istintivo bisogno di appoggio a qualche oggetto e ci accorgiamo con letizia che si può vivere soggettivamente, distaccati cioè, realmente. da tutto ciò che costituisce il nostro abituale mondo fisico emotivo e mentale inferiore. Occorre ricercare questo nuovo modo di vivere con calma, armonicamente, senza tensione, con interesse, ma un interesse libero da emozione, ricercare e stare a vedere che cosa ne segue.
Dobbiamo divenire coscienti di ciò che siamo realmente, senza il sostegno di alcun oggetto. Consistere nel Sé. Nel Puro Essere. A poco a poco ci accorgiamo che quello è il solo vero sostegno, quella è l’ignorata base salda e la sorgente perenne di Vita e di resistenza in noi stessi; riconosciamo che tutti gli altri sostegni sono illusori, fallaci, instabili, ci sfuggono tutti, uno dopo l’altro, lasciandoci stanchi, insoddisfatti, accasciati,delusi.
In tale mondo fantasmagorico ed irreale, uomini e Nazioni cercano sicurezza e stabilità!
Con lo sviluppo del senso esoterico la rostri vita veramente si capovolge.
“L’acqua del fiume sempre fluisce ma il letto, su cui il fiume scorre rimane fermo”.
Questa è fa vita soggettiva, questo è il senso esoterico, o meglio ne è l’inizio.
Nel silenzio della Meditazione dobbiamo dunque realizzare la coscienza del Sé quale realtà stabile di fronte al fluire della vita esterna. Conquistato in qualche misura il senso esoterico, esso perdura anche fuori della Meditazione, nella vita quotidiana.
Dobbiamo quindi:
1. Sviluppare il potere di mantenere il censo esoterico. l’orientamento verso la Realtà, mentre meditiamo.
2. Apprendere a restare Osservatori impersonali e distaccaci durante le attività spontanee della personalità.
3. Intervenire attivamente dall’altro modificando le attività personali: eliminandone alcune, promuovendone altre, dirigendole e disciplinandole tutte.
Estratto da Le Vie dello Spirito di Roberto Assagioli. Ed. Reprint Libreria Ecumenica