Etimologia e cenni astronomici
Il Solstizio, sia quello estivo che quello invernale, rappresenta il momento in cui il Sole, nel suo movimento apparente lungo l’asse dell’eclittica, sembra fermarsi nella sua traiettoria. La stessa etimologia del termine solstizio (dal latino solstĭtĭum, composta da sōl, «Sole» e sistĕre, «fermarsi») sottolinea una sorta di sosta prolungata della nostra stella, dopo il quale il Sole riprenderà il suo cammino apparente.

Astronomicamente, durante il solstizio estivo che cade tra il 20 e il 23 giugno, il Sole si trova sul punto più settentrionale del suo percorso annuo in cielo e raggiunge la massima altezza sull’orizzonte. È il momento in cui il Sole sorge più presto e tramonta più tardi ossia quando abbiamo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta (l’esatto contrario avviene nell’emisfero sud, dove nello stesso momento abbiamo il solstizio d’inverno).
La variazione della data esatta del solstizio d’estate dipende dal fatto che il solstizio ritarda di circa sei ore rispetto all’anno precedente. Questo accade perché la durata effettiva di un anno, ovvero il tempo necessario alla Terra per completare un’orbita intorno al Sole, è di circa 365 giorni e 6 ore. Per evitare una divergenza delle stagioni rispetto al calendario, si introduce l’anno bisestile ogni quattro anni, che compensa l’eccesso di circa sei ore accumulato. Questo riallineamento assicura che il solstizio d’estate si ripresenti ogni anno più o meno nello stesso periodo.
Simbologia Solstiziale: miti e “porte”
Sin dai tempi antichi le feste solstiziali avevano il compito di commemorare e celebrare il ciclo della morte e della rinascita del Sole, che per analogia rappresentava il ciclo della vita umana. I momenti solstiziali erano considerati varchi o passaggi dopo i quali si verificavano dei cambiamenti significativi. Queste credenze e simbologie hanno radici antiche e sono state tramandate nel corso dei secoli attraverso diverse tradizioni culturali e spirituali.

Nell’antica Grecia i due Solstizi erano visti come “porte” che segnavano il confine tra l’uomo e il divino, il passaggio dalle Tenebre alla Luce.
La porta associata al solstizio d’inverno e alla costellazione del Capricorno era denominata “Porta degli Dei o degli Immortali” per indicare l’ascesa delle anime verso il divino. Questo perché durante il solstizio invernale, anche se sembra che trionfi il buio, in realtà è il momento in cui la luce può riprendere a salire e quindi più collegata al divino e al cielo.
La porta associata al solstizio estivo e alla costellazione del Cancro era denominata “Porta degli Uomini” ed indicava la porta destinata alla discesa delle anime sulla terra o verso gli inferi e questo perchè, da un punto di vista esoterico, il momento il cui la luce è al suo apice è anche il momento in cui inizia la sua discesa verso le tenebre.
Gli antichi colsero bene il sottile significato dei solstizi: quando le tenebre, il decadimento e la morte sono al culmine profondo si gettano i semi della vita e della rinascita. Viceversa quando la luce e la vita sono al culmine durante il solstizio d’estate allora avviene il contrario, sono gettati i semi della morte e delle tenebre ed ecco l’inverno.
Custode delle due porte solstiziali, nella tradizione Romana era GIANO, il Dio bifronte che teneva aperte le porte del sole. Si credeva che Giano avesse il potere di aprire e chiudere queste porte o varchi, consentendo il flusso tra i mondi celesti e quelli inferi. Considerato il “Signore delle due vie”, a Giano era attribuito il potere di facilitare i passaggi, sia fisici che simbolici, tra diverse fasi della vita, tra mondi diversi o tra il vecchio e il nuovo.

Nel Cristianesimo il culto di Giano viene sostituito da San Giovanni, nel suo duplice aspetto di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, le cui ricorrenze cadono in prossimità dei solstizi.
Nel Medioevo i due solstizi venivano collegati a “Giovanni che piange” (solstizio d’estate) e “Giovanni che ride” (solstizio d’inverno), anche questa una rappresentazione molto simile ai due volti di Giano: il Giovanni che piange è quello che implora la misericordia di Dio (ovvero san Giovanni Battista),mentre il Giovanni che ride è quello che gli rivolge le sue lodi (ovvero San Giovanni Evangelista).
ONORARE IL SOLSTIZIO
Ogni cultura ha sviluppato le proprie interpretazioni e celebrazioni del solstizio, che riflettono la loro visione del mondo, la connessione con la natura e il loro patrimonio spirituale e possono includere rituali, danze, canti, offerte agli dei o alle forze della natura, simboli sacri e molto altro. In generale possiamo dire che i temi comuni della festa del solstizio estivo sono: l’affermazione dell’energia solare, il fuoco protettivo, e spesso, il raccolto esoterico (le erbe).
Da un punto di vista meno ritualistico, se la primavera rappresenta l’azione, l’estate rappresenta la pazienza. Così, come la natura che raggiunge la piena fioritura durante l’estate, è auspicabile coltivare la pazienza e l’aspettativa fiduciosa che le nostre azioni porteranno frutti. Anche se possono esserci sfide o ostacoli lungo il percorso, dobbiamo rimanere saldi nel nostro corso e alimentare continuamente il nostro scopo interiore, coltivando la fiducia in noi stessi che ciò che abbiamo seminato e avviato nella primavera sta crescendo e si sta sviluppando.
Attraverso la pazienza e la fiducia, ci permettiamo di lasciare che le cose si sviluppino naturalmente, rispettando i tempi e i ritmi del ciclo della vita. È un periodo di apprezzamento per il presente, di coltivazione dell’autenticità e di ricerca di un equilibrio tra l’azione e la contemplazione. L’estate ci insegna a trovare gioia nell’attesa e nel processo stesso e a vivere in sintonia con il fluire del tempo e della natura.
NOTE FINALI
Onorare il ciclo del Sole durante tutto l’anno, includendo il solstizio d’estate, ci permette di allineare la nostra consapevolezza con i ritmi naturali del mondo che ci circonda. Ci invita a coltivare la nostra connessione con la natura e a sintonizzarci con il nostro potenziale interiore. In questo modo, possiamo abbracciare il processo di crescita e trasformazione nella nostra vita, muovendoci con consapevolezza e grazia lungo il nostro cammino.
Inoltre, esplorare le antiche radici che sottendono alle celebrazioni solstiziali in tutto il mondo, allargando i nostri orizzonti verso un passato arcaico, può permetterci di apprezzare la diversità umana e di trovare connessioni profonde con le persone che ci hanno preceduto. In questo modo, possiamo celebrare il Solstizio non solo come un momento astronomico, ma anche come una celebrazione dell’umanità e della nostra relazione con la natura e il ciclo della vita.
FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE
• WTS Thackara, Il Solstizio d’Estate
• Solstizio d’estate, significato esoterico – Lucistrust
• Archeo Astronomia