C’era una volta un uomo di scarse virtù, dedito al vizio del gioco e del bluff.
Un giorno, dopo un’ennesima partita a carte, venne gettato giù per le scale di un primo piano, per aver truffato gli atri compagnoni di merende.
Una volta scaraventato a terra e pieno di dolore, si mise a pensare a cosa fare per non farsi più male, e prese la decisione: -Andrò da colui che tutti chiamano il Maestro. Il saggio mi indicherà la soluzione-
Andò dal Maestro che lo ricevette:
“Maestro, per favore aiutami! Mi hanno gettato giù per le scale da un primo piano per aver barato al gioco. Maestro, che posso fare la prossima volta per non farmi più scaraventare dai compagni di gioco?”
Il Maestro prontamente gli risponde:
“E tu la prossima volta, non giocare più al primo piano, gioca al piano terra!”
L’uomo ringraziò infinitamente per il grandioso suggerimento e se ne andò.
Gli allievi del Maestro però erano stupiti:
“Ma come? A noi impone una dura disciplina e a lui dice di continuare a giocare? Noi ogni giorno, dobbiamo svegliarci all’alba, meditare, studiare, lavorare, ampliare la nostra coscienza, imparare a gestire l’emotivo e la mente e a lui dice di continuare a divertirsi? Il nostro Maestro allora è ingiusto con noi!”
“Amati allievi – dice loro il Maestro – cosa volevate che dicessi a quell’uomo? Il suo livello di coscienza è ancora quello del gioco e dell’intrigo, come può comprendere lo studio, la coscienza e la disciplina? Non si può pretendere altro.
Chi è all’asilo, fa i giochi dell’asilo,
chi è alle scuole medie, fa i compiti delle medie,
chi è all’università fa lo studio universitario. ”
Tramandata oralmente da Umberta Favre, docente C.AUM.A
Noi abbiamo diversi livelli di coscienza. Non si può pretendere che un bambino studi i testi universitari, ma possiamo essere sicuri che ognuno fa il massimo bene possibile rispetto al suo livello di coscienza. Il maggiore non si arrabbia degli errori del suo fratello, ma come può gli lascia un semino e lo getta alle spalle. Quando sarà pronto, dalla terra buona il seme germoglierà e crescerà il frutto. Questa è la responsabilità del maggiore.