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Autunno: equinozio, mito, simboli e poesia

Autunno: equinozio, mito, simboli e poesia

Equinozio d’Autunno: cenni astronomici

L’autunno, dal punto di vista astronomico, è definito dal preciso momento in cui il sole si trova allo zenit dell’equatore e in cui i raggi solari giungono perpendicolarmente all’asse terrestre. Questo evento, che si verifica due volte in un anno, prende il nome di equinozio (dalla fusione delle parole latine «aequi» e «noctium») che letteralmente indica i momenti in cui la notte è uguale al giorno. La data degli equinozi, basandosi su una previsione astronomica, può cambiare di anno in anno, ma si verifica sempre per quanto riguarda l’equinozio d’autunno, tra il 21 e il 24 settembre del tradizionale calendario gregoriano segnando l’inizio della stagione autunnale nell’ emisfero settentrionale e della primavera nell’emisfero meridionale. Nel 2023, l’equinozio d’autunno cadrà esattamente alle 06:50 UTC (08:49 ora italiana) del 23 Settembre.

Come in altro, così in basso: simboli e parole chiave dell’Autunno

Man mano che il mondo naturale che ci circonda si trasforma e si evolve, anche noi, in connessione con Madre Terra, abbiamo l’opportunità di riflettere, rinnovarci e crescere.

Corrado_Giaquinto_Autumn
Autumn, Corrado Giaquinto da meisterdrucke.it

Mentre salutiamo la vivacità e l’eccitazione dell’estate, l’autunno con le foglie che cadono e la natura che si ritira, ci invita a inoltrarci in un viaggio più introspettivo e contemplativo, abbracciando un processo di ripiegamento verso l’interno e di impegno in attività che nutrono l’anima e ci permettono di connetterci con noi stessi a un livello più profondo. Astrologicamente, l’ingresso del Sole in Bilancia all’inizio della stagione ci ricorda l’importanza di trovare l’equilibrio nella nostra vita per poter penetrare poi nelle profondità delle Scorpione e terminare la stagione con la freccia del Sagittario ben direzionata che ci aiuterà ad affrontare i tempi a venire con un rinnovato senso di equilibrio e scopo.
Abbondanza e preparazione sono altresì caratteristiche proprie dell’Autunno, stagione nota per il raccolto. Dopo mesi trascorsi a prendersi cura della terra, i raccolti seminati in primavera sono ora pronti per essere raccolti e immagazzinati, riempiendo cesti e mercati con le abbondanti ricchezze della stagione. Allo stesso tempo, gli animali, con la loro innata saggezza, hanno preparato la loro tana con le provviste e le comodità necessarie per affrontare il prossimo inverno. È un momento propizio per creare spazi di rifugio e rinnovamento, sia in senso figurato che letterale.
Come il serpente che cambia la pelle e gli alberi che con grazia perdono le foglie, promemoria dell’impermanenza di ogni cosa, l’autunno ci invita a rivalutare le nostre abitudini e relazioni e a rilasciare ciò che non ci serve più nella consapevolezza che, proprio come gli alberi germoglieranno di nuovo in primavera e il serpente emergerà rinnovato e rivitalizzato, così anche a noi verrà data la possibilità di liberarci dei nostri fardelli per far posto a nuova crescita e opportunità.

I Miti dell’Autunno: Persefone e i misteri eleusìni

Storicamente, le mitologie di tutto il mondo hanno onorato e venerato varie divinità associate al raccolto e all’equinozio d’autunno. Nelle scuole misteriche dell’antica Grecia, il decadimento della risplendente bellezza della terra che iniziava con l’equinozio d’autunno, era associato al mito di Persefone venerata insieme a sua madre Demetra, dea dell’agricoltura, nei Misteri Eleusini.

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Il Ratto di Proserpina, 1695, Gregorio Lazzarini © Wikimedia Commons

Secondo il mito, un fatidico giorno Persefone (Proserpina nella mitologia romana) mentre stava godendo della bellezza di un campo di fiori venne irresistibilmente attratta da un narciso che andò a raccogliere. Ma non appena lo fece, la terra si aprì sotto i suoi piedi e Ade (Plutone), dio degli Inferi e corteggiatore negato di Persefone che aveva appositamente posto il narciso, emerse dagli Inferi sul suo carro trainato da cavalli neri e la prese con sé. Demetra (la Cerere dei romani) iniziò subito la disperata ricerca della figlia, aiutata da Ecate, dea della stregoneria, ma senza alcun risultato. Alla fine si fermò nella città di Eleusi dove si travestì da vecchia mortale e si prese cura del figlio neonato Demofonte (o Trittolemo), unico figlio di Metaneira, la regina terrena moglie di Keleos, re di Eleusi. Per premiare la famiglia per la loro gentilezza, Demetra decise di rendere Demofonte immortale mettendolo sul fuoco ogni notte. Tuttavia, quando Metaneira vide il figlio nel fuoco, lanciò l’allarme. In risposta, Demetra rivelò la sua vera identità e chiese che fosse costruito un tempio in suo onore. Una volta terminato il tempio, Demetra si ritirò dal mondo e visse al suo interno, nel dolore, trascurando i suoi doveri di dea della fertilità e dell’agricoltura e lasciando che i raccolti appassissero e morissero. Zeus, così, preoccupato per la triste sorte degli uomini che morivano di fame e di freddo, informò Demetra di quello che era accaduto alla figlia. La reazione della Dea fu molto dura: non avrebbe fatto ricrescere la vegetazione sino a quando Persefone non fosse tornata a casa. Zeus decise allora di contrattare con Ade, attraverso Ermes, per il rilascio di Persefone. Ade acconsentì, ma prima di restituire la figlia alla madre, indusse la fanciulla, che nulla aveva mangiato dal suo arrivo agli inferi, a cibarsi del frutto di melograno. Purtroppo, questo apparente atto di gentilezza era uno stratagemma, poiché chiunque avesse assaggiato il cibo dell’Ade era condannato a rimanere per sempre negli Inferi. Tuttavia poiché Persefone non mangio l’intero frutto ma solo alcuni semi, l’accordo finale fu che la ragazza avrebbe soggiornato nell’Ade solo per alcuni mesi dell’anno. Nel periodo in cui Persefone tornava sulla Terra, Demetra faceva inverdire e fiorire la natura per la grande gioia di avere la figlia con sé; nei mesi in cui ritornava negli Inferi, invece, travolta dalla malinconia, spogliava gli alberi e rattristava il paesaggio.

Questo mito, come tutti i miti, si presta naturalmente a innumerevoli interpretazioni ma certamente possiamo affermare che oltre ad essere un’allegoria del ritmo delle stagioni, rappresenta il ciclo della vita e della morte, e soprattutto rappresenta che la morte non è una fine permanente e un diverso tipo di esistenza attende le anime nell’aldilà.

Questo concetto è anche fondamento e base dei cosiddetti Misteri Eleusini, il più noto dei rituali segreti dell’antica Grecia, vere e proprie iniziazioni basate su una lettura simbolica della storia di Demetra e Persefone e che fornivano agli iniziati una visione dell’aldilà così potente da cambiare il modo in cui vedevano il mondo e il loro posto in esso.

Si tratta di rituali in cui agli iniziati veniva chiesto di giurare di mantenere il segreto e di non parlare mai delle conoscenze acquisite, pena la morte. Per questo motivo, i riti di Eleusi vengono chiamati Misteri e nel mistero restano tutt’ora avvolti, anche se con il tempo sono stati recuperati alcuni importanti elementi. Grazie agli storici sappiamo, ad esempio, che ad Eleusi sorgeva un grande tempio dedicato a Demetra e che agli iniziati, mentre facevano una lunga passeggiata fino al tempio rievocando l’infruttuosa ricerca della figlia da parte di Demetra, veniva chiesto di incarnare il dolore di Demetra (simbolo della tristezza che penetra nello spirito dell’uomo alla vista di tutte le cose morenti) come parte del loro percorso verso la saggezza.
Sappiamo anche che i Misteri di Eleusi, celebrati in occasione degli equinozi, avvenivano in due fasi, denominate Minori e Maggiori Misteri. I Misteri Minori avevano luogo in primavera, quando il mondo riprendeva vita, e fungevano da purificazione per i Misteri Maggiori che avvenivano durante l’equinozio di settembre, quando l’oscurità cominciava a usurpare la luce.

Riguardo gli obiettivi e lo scopo ultimo di questi riti, molto e stato scritto e molto può essere carpito dalle parole lasciate scritte dagli antichi greci, iniziati ai Misteri, come ad esempio Platone che ha affermato:

Lo scopo ultimo dei Misteri era ricondurci ai principi da cui discendiamo, un perfetto godimento del bene spirituale ; la morte non è la fine della propria vita ma solo l’inizio di un’altra parte del viaggio. Platone (c.428-347 a.C.)

Questa convinzione dell’immortalità dell’anima e quindi un’approccio diverso alla vita, da parte degli iniziati ai Misteri emerge anche nelle parole di Plutarco (46 d.C. – dopo il 119 d.C.):

A causa di quelle promesse sacre e fedeli date nei misteri, riteniamo fermamente come una verità indubbia che la nostra anima è incorruttibile e immortale. Comportiamoci di conseguenza!

e aggiunge il filosofo greco Themístios, nel suo saggio “Sull’anima” in cui paragona l’esperienza dell’anima al momento della morte all’esperienza dei Misteri Eleusini:

“ Quando un uomo muore è come coloro che vengono iniziati ai misteri. Tutta la nostra vita è un viaggio per vie tortuose senza sbocco. Nel momento di uscirne vengono i terrori, il brivido della paura, lo stupore; poi una luce che si muove per venirti incontro, prati puri che ti accolgono, canti e danze e sante apparizioni”

E infine, a miglior comprensione dei Misteri, riportiamo una citazione di Cicerone, leader politico e scrittore romano del I secolo a.C.:

…Perché tra le tante istituzioni eccellenti e davvero divine che la vostra Atene ha prodotto e contribuito alla vita umana, nessuna, secondo me, è migliore di quei misteri. Perché per mezzo loro siamo stati portati fuori dal nostro modo di vita barbaro e selvaggio ed educati e raffinati fino a uno stato di civiltà; e poiché i riti sono chiamati ‘iniziazioni’, così in verità abbiamo imparato da essi gli inizi della vita e abbiamo acquisito il potere non solo di vivere felicemente, ma anche di morire con una speranza migliore.

Queste parole degli antichi, si possono ritrovare anche nell’interessante tesi “Il Sentiero Rituale dell’Iniziazione ai Misteri Eleusiani” di Mara Lynn Keller, professoressa di Filosofia, Religione e Spiritualità femminile presso il California Institute of Integral Studies, in cui troviamo scritto:

…Nei Misteri Eleusini, una persona poteva sperimentare il rinnovamento della propria umanità e anche il rinnovamento della propria connessione con la divinità, la natura, la comunità e il cosmo. Una volta conclusi i riti, gli iniziati tornavano a casa con una nuova visione della vita, benedetti dai misteriosi doni della bellezza e dell’amore.

Per ben comprendere l’intera tesi della Keller, è utile sapere che per “connessione con la divinità, la natura… e il cosmo” si intende la nostra Vera Natura e la connessione che abbiamo con il campo morfogenetico. Vita, morte e rinascita sono la trasformazione dell’energia; forma esistente (Persefone), distruzione (Ade), rinascita (Demetra) ed è altresì utile sapere che il significato simbolico dell’agricoltura e della fertilità si riferisce ai compiti coinvolti nel processo di trasformazione dell’energia.

I compiti che svolgiamo determinano quali energie manifestiamo.

Rimandando a maggiori approfondimenti sui Misteri di Eleusi nei testi messi in bibliografia e ritornando al significato simbolico e spirituale dell’Autunno in connessione con il mito, vedremo ora come l’archetipo di Persefone può agire su di noi in questo particolare periodo dell’anno tenendo conto che miti e archetipi restando latenti nell’inconscio collettivo possono affiorare alla coscienza delle persone in tempi di crisi e cambiamento.

In quanto regina degli Inferi, Persefone comprende il trauma, la perdita, l’ombra, il dolore e il freddo, ma anche la saggezza, la capacità di riemergere, la nascita, i nuovi inizi.
Il soggiorno di Ade e Persefone, simboleggiano i punti “oscuri” della vita, ma anche di noi stessi. La discesa negli inferi, una condizione affinché l’uomo possa attraversare l’“oscurità” portando con sé la promessa della rinascita. E’ imparando a bilanciare luce e ombra che Persefone riesce a sopravvivere negli inferi e ad uscire dagli inferi quando è giunto il momento di dare al mondo vita e crescita.

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Il ritorno di Persefone , di Frederic Lord Leighton , c. 1890-91, Met Museum, New York

E’ da osservare che in un’attenta lettura del mito, che va oltre la tipica visione di una dolce giovane fanciulla ricoperta di fiori, catturata e intrappolata negli oscuri Inferi contro la sua volontà, Persefone è un’agente attivo: è la sua assenza che fa morire i raccolti, e la sua presenza che ne stimola la rigenerazione. La ragazza non è semplicemente l’innesco del ciclo stagionale, ne è l’intera ragione; racchiude dentro di sé l’intero ciclo vita/morte, indipendentemente sia dal marito che dalla madre. Quando abbandoniamo l’aspetto relazionale del mito e permettiamo a Persefone di reggersi da sola, non diventa una pedina scambiata e barattata dagli altri dei, ma una figura di immenso potere, i cui poteri non sono il risultato del mito del rapimento ma erano pienamente formati prima che tale mito fosse creato, prima che Demetra fosse sua madre e Ade suo marito. Piuttosto che mettere la vita e la morte in contrasto tra loro, Persefone le colloca come parte di un ciclo continuo di morte e rigenerazione.

Persone è colei che è racchiusa nella frase di Beckett “Ogni donna partorisce a cavalcioni di una tomba” poiché porta alla luce una nuova vita ma allo stesso tempo, per natura della necessità che tutte le cose nate devono morire, crea una morte.

Persefone è colei che ha bisogno del tempo dell’Oscurità, per accettare e integrare il suo Sé Ombra e diventare il suo Sé completo che rinasce in primavera. Così l’Autunno è metaforicamente la stagione in cui il corpo è è costretto a lasciare il mondo dei fiori estivi, dell’infanzia innocente e della “sicura protezione della madre”. Deve scendere. Il Sole tornerà a scaldare il corpo e a sciogliere la neve. Persefone rinascerà. Proprio come la Terra. Proprio come noi.

L’autunno dei poeti: William Blake e William Shakespeare

Fra i molti versi autunnali che si possono trovare nella letteratura e nella poesia, a conclusione di questo articolo abbiamo scelto due poesie. La prima è “All’autunno” di William Blake, in cui il poeta visionario del XVIII secolo, utilizza l’autunno come metafora per esplorare il ciclo della vita e della creatività umana. Sono versi che descrivono l’autunno come una stagione di abbondanza e di maturità, ma anche come un periodo di transizione verso l’inverno e il freddo, evocando l’idea che la bellezza e la creatività siano intrinsecamente legate alla natura ciclica della vita. Ecco il testo:

ALL’AUTUNNO
O Autunno, carico di frutti e macchiato
Con il sangue dell’uva, non passare, ma siediti
Sotto il mio tetto ombroso; lì potrai riposare,
E accorda la tua voce allegra alla mia pipa fresca,
E tutte le figlie dell’anno balleranno!
Canta ora il canto vigoroso dei frutti e dei fiori.

Il bocciolo stretto apre le sue bellezze
Il sole e l’amore scorrono nelle sue frementi vene,
I fiori pendono dalla fronte del Mattino, e
Avvolgono il luminoso volto della Sera,
Finché dell’estate di san Martino si udrà il canto,
E nuvole piumate copriranno di fiori la sua testa

Gli spiriti dell’aria vivono degli odori
Di frutta, e la Gioia, con le ali leggere, gira intorno
Nei giardini, o siede cantando sugli alberi.
Così cantava l’allegro autunno mentre sedeva;
Poi si alzò, si cinse e sulle pallide colline
Sparì dai nostri occhi, ma lasciò il suo carico d’oro.

La seconda poesia è il Sonetto 73 di William Shakespeare, in cui il poeta utilizza l’autunno come rappresentazione della fase finale della vita di un individuo. Il poeta in questi versi diventa l’io narrante che sentendo l’avvicinarsi della vecchiaia si rivolge all’amato esortandolo a fortificare il suo amore ancor più dinnanzi all’inevitabilità della morte.

Quel tempo dell’anno tu puoi vedere in me,
quando gialle foglie, o nessuna, o poche, pendono
dai rami tremanti contro il freddo,
nudi cori in rovina, dove prima cantavano i dolci uccelli.

In me vedi il crepuscolo di un giorno,
come dopo il tramonto impallidisce ad occidente,
e che ben presto si porta via la nera notte,
secondo volto della morte che sigilla tutto nel riposo.

In me vedi il baluginare di un fuoco,
che giace sulle ceneri della sua giovinezza
come sul letto di morte sul quale deve spirare,
consumato da ciò di cui si era nutrito.

Questo tu percepisci, che fa il tuo amore più forte,
così da amare appieno chi devi lasciare presto.
da Sonetti trad. A. Serpieri, Milano, Rizzoli, 1991


FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE

• Bruce Lincoln, Il ratto di Persefone: uno scenario greco di iniziazione femminile
• G. de Purucker, Le Quattro Stagioni Sacre
• Inni Omerici, op. cit. , Inno a Demetra
• Manley P. Hall in Gli insegnamenti segreti di tutte le età
• Alle radici dell’equinozio d’autunno da piemonteparchi.it
• Autumn:symbols and symbolism da symbolsage.com
• The Curious Symbolism of Autumn in Literature and Myth da interestingliterature.com
I MISTERI DI ELEUSI: Testi di approfondimento
• Edoardo Tinto, I Misteri di Eleusi, Edizioni Aurora Boreale
• George Emmanuel Mylonas, Eleusi e i misteri eleusini, Princeton University Press, 1961
• Mara Lynn Keller, Il Sentiero Rituale dell’Iniziazione ai Misteri Eleusini
• Nicola Bizzi, La Via di Eleusi: il percorso di elevazione e i gradi dell’iniziazione ai Misteri, Aurora Boreale Edizioni
• Paolo Scarpi, Le Religioni dei Misteri, Eleusi, Dionisismo, Orfismo, Vol. I, Ed. Arnoldo Mondatori