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Wesak: la Festa dell’unione e della fratellanza

Wesak: la Festa dell’unione e della fratellanza

Il Vesak nasce come una festa buddista per commemorare la nascita, l’illuminazione e la morte del Buddha. E’ il giorno più importante del calendario buddista, un momento particolarmente importante per compiere azioni meritorie. L’evento si osserva nel giorno di luna piena del mese lunare Vesakha, data che può variare in base ai calendari lunari di ogni paese, ma in gran parte del sud-est asiatico la festività di solito cade durante la luna piena di maggio. Molti buddisti celebrano questo giorno, facendo l’elemosina, osservando i precetti e praticando la meditazione. Un’altra pratica comune consiste nel versare acqua sulle spalle del Buddha, denominata “fare il bagno al Buddha”, che ricorda ai partecipanti di purificare i loro pensieri dall’avidità, dall’ignoranza e dall’odio. Nelle tradizioni più pure vi è una grande preparazione per l’incontro con l’energia buddhica. I buddisti più devoti si preparano nei sette giorni che precedono il Vesak, conservando la serenità interiore per non turbare la ricettività spirituale, mentre nei successivi sette giorni si impegnano ad irradiare, attraverso il pensiero, i sentimenti e l’azione, le forze recepite.

IL WESAK DI ALICE BAILEY ED ALTRI TEOSOFI

Intorno ai primi del 1900, la Teosofia e in particolar modo la figura di Alice Bailey, ebbero un impatto notevole nel riconoscere nel Vesak un incontro non solo con il Buddha, ma anche con il Cristo e con tutti i Maestri illuminati e dalla metà del secolo scorso, con le indicazione del Maestro Djwhal Khul, pervenute a noi attraverso l’opera di Alice Bailey, il Vesak inizia ad assumere le caratteristiche di una Festa universale, prendendo il nome di Wesak Acquariano o Festa dell’Anima.

Va precisato che nonostante il Wesak Acquariano si basi fondamentalmente sul Vesak Buddista, dal quale trae origine, si tratta di due cerimonie ben distinte. Il punto di incontro fra i due sta nella benedizione del Buddha e nel comune intento di elevare spiritualmente l’intera Umanità, per la pace e il benessere di tutto il creato.

La storia di questa celebrazione narra che cinquecento anni prima di Cristo, il principe Gautama Siddharta raggiunse il massimo dell’illuminazione, divenendo così un Buddha, cioè un “risvegliato”. Condusse una vita ascetica, diffondendo gli ideali di pace, amore e compassione; al momento di lasciare il corpo, Buddha raggiunge il Nirvana e si prepara a raggiungere i grandi Maestri illuminati, in un luogo dove non esiste rinascita nel ciclo delle reincarnazioni, ma solo luce e beatitudine eterna. Tuttavia, prima di varcare quella soglia, Buddha si volta nuovamente verso il mondo dei viventi e li vede tormentati, sofferenti, malati poiché ignorano la loro vera natura. Vede allo stesso modo le sofferenze animali e vegetali, spesso causate proprio dall’ignoranza dell’uomo. Tutto ciò tocca il cuore del Buddha, che ad un passo dalla Beatitudine eterna, formula la Grande Rinuncia. Lui che conosceva la Compassione, espresse che non sarebbe passato a vita eterna fintanto che anche l’ultimo degli esseri viventi non fosse entrato nel Nirvana prima di lui.

“Ogni anno, nel giorno del plenilunio nel segno del Toro, tornerò sulla Terra per portare la mia benedizione e sostenere l’uomo nella sua evoluzione spirituale”

Secondo questo racconto, che per alcuni potrà essere una storia mitica, per altri un racconto simbolico e per altri un fatto reale, il Buddha accompagnato dai Grandi Maestri, ogni anno, in occasione del plenilunio di Maggio, apparirebbe in forma eterea (in una valle segreta sul Monte Kailash), per benedire indistintamente tutto ciò che vive sulla Terra, compresi gli animali, i vegetali ed i minerali. Benedizione che si espanderebbe come un oceano di Luce su tutti i presenti, caricandoli di energia benefica.

Il cerimoniale di questo evento, il Wesak, lo possiamo trovare dettagliatamente descritto nel testo di C.W. Leadbeater “I Maestri e il Sentiero”. Qui ci limitiamo a dare alcune informazioni essenziali affinché la partecipazione al Wesak possa essere il più possibile consapevole.

LA PREPARAZIONE AL WESAK

Nelle opere di Alice Bailey troviamo diverse indicazioni su come prepararsi per il Wesak, in particolar modo nei giorni che precedono e seguono il cerimoniale. Nel Trattato dei Sette Raggi, Volume II, troviamo scritto:
[…] I due giorni di preparazione vanno considerati “giorni di rinuncia e distacco”. Il giorno del Wesak è il “giorno di salvaguardia” e i due seguenti sono i “giorni di distribuzione”. Per la Gerarchia dei Maestri (stati di coscienza superiore) queste parole hanno un senso diverso dal comune e il significato profondo resta celato. Si tratta comunque di cinque giorni di sforzo estremamente intenso, che comportano la rinuncia a tutto ciò che potrebbe intralciare la nostra efficienza quali canali di forza spirituale. Dopo la debita preparazione, consacrazione e aspirazione intensa dei primi due giorni, in quello del Wesak ci consideriamo nient’altro che recipienti o custodi di quel tanto di forza spirituale affluente che ci è possibile trattenere. Come canali dobbiamo dimenticare noi stessi nel servizio di stabilire il contatto, di accogliere e serbare la forza per il resto dell’umanità. Dobbiamo considerare il Wesak stesso come un giorno di silenzio (alludo alla pace interiore e alla solennità silenziosa che può rimanere intatta, anche se all’esterno si serve con la parola e l’interesse palese), un giorno di servizio effettuato interamente a livelli esoterici e di totale abnegazione, dedicato all’umanità e al suo bisogno. Durante questo tempo l’attenzione deve costantemente convergere su due pensieri: le necessità dei nostri simili e l’urgenza di provvedere un canale di gruppo attraverso il quale le forze spirituali possano riversarsi nel corpo dell’umanità, sotto la guida di stati di coscienza superiori. Ricordate, chiunque siamo e qualunque sia la nostra posizione o il nostro ambiente, non importa se isolati o separati da chi condivide la nostra visione spirituale, in quel giorno e nel periodo che immediatamente lo precede e quello che segue, ciascuno di noi può lavorare, agire e pensare in formazione di gruppo, quale silenzioso distributore di forza». [tratto da Trattato dei Sette Raggi, Vol.II di Alice Bailey]

Il Silenzio quale strumento di connessione profonda con noi stessi e con il tutto

Il grande psicologo e psichiatra Roberto Assagioli ha scritto:

Il silenzio fonde l’uomo con l’anima della natura e avvicina la polarità umana a quella divina, accendendo la fiamma della creatività. Nasce dall’infinità del Cosmo di cui sintetizza gli echi stellari

Ci viene infatti detto che la chiave della trasformazione di noi stessi e del mondo sta nel “Silenzio” e più precisamente nel silenzio di un cuore che ama. Più impariamo ad amare più la personalità perde potere e per imparare ad amare dobbiamo cercare il Silenzio, che non vuol dire isolarsi dal mondo esterno ma imparare a governare i propri pensieri, parole e azioni. L’invito dell’Eterna Saggezza è dunque quello di cercare il silenzio, quello del mondo esterno è il primo gradino verso il silenzio interiore che è uno stato dell’essere nel quale la consapevolezza di sé è sempre presente, senza forzature o tensioni, semplicemente restando “qui e ora” in ogni momento della giornata. In tal modo si sviluppa la collaborazione con i mondi lontani. In questo Silenzio che viene dal Cuore gli elementi rumorosi della personalità si fanno da parte e le nostre risorse creative emergono, perché la mente, divenuta silenziosa, può essere impressionata dalle idee provenienti dai mondi superiori.

LA GRANDE INVOCAZIONE

Durante la celebrazione del Wesak si possono fare molte meditazioni. Quella che è stata ed è più utilizzata, è La Grande Invocazione data dal Maestro Djwhal Khul, che recita così:
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Alcune note sulla Grande Invocazione

Sappiamo che le parole sono vive e che il loro autentico significato può perdersi adattandosi ai tempi e ai luoghi in cui si esprimono. E’ importante tener conto di questo fatto quando ci avviciniamo alla Grande Invocazione poichè alcune parole, come ad esempio Cristo, Potere, Male, ecc potrebbero essere mal-intese. Il Cristo, ad esempio, è da intendersi come simbolo/principio dell’Amore incarnato ( il Buddha come principio di Saggezza). Allo stesso modo la parola “potere” generalmente intrepretata come una manifestazione dell’ego, qui è intesa come Potere dell’Amore, e cosi via.
La ricerca atta a recuperare l’autentico significato delle parole della Grande Invocazione è anche un monito che da il Maestro Djwhal Khul, affermando:
Questa Invocazione o Preghiera non appartiene ad alcuna religione, né ad alcun gruppo, ma a tutta l’Umanità […] è necessario istruire quanti più potete in ogni parte del mondo, aiutandoli a diffondere l’Invocazione nelle loro lingue e con le parole che la rendano accettabile […] La bellezza e la forza di essa stanno nella sua semplicità, e nel suo esprimere certe verità centrali che tutti gli uomini accettano, in modo innato e normale; la verità che esiste un’Intelligenza fondamentale cui, vagamente, diamo il nome di Dio; la verità che, dietro ogni apparenza esterna, il potere motivante dell’Universo è Amore; la verità che una grande Individualità, dai Cristiani chiamata il Cristo, venne sulla Terra, e incorporò quell’Amore perché potessimo comprendere e infine l’evidente verità che solo per mezzo dell’Umanità stessa il Piano divino troverà attuazione. Questa Invocazione è unica perché invoca simultaneamente tutti i tre Aspetti divini. Nessuno può usare questa Invocazione, o Preghiera di Illuminazione e Amore, senza provocare potenti cambiamenti nelle proprie attitudini e nell’intento della sua vita; carattere e obiettivi verranno cambiati e la vita sarà modificata e resa spiritualmente utile. “Come un uomo pensa nel suo cuore tale egli è”, questa è una Legge di Natura fondamentale: l’intonare costantemente la mente alla necessità di Luce e alla prospettiva di illuminazione conduce sempre ad un miglioramento interiore. La Gerarchia Spirituale (stato di coscienza superiore) del nostro pianeta si preoccupa soltanto che l’Umanità, nel suo insieme, si avvalga dell’opportunità, che oggi è presente in modi più potenti di quanto non sia mai stato.

IL WESAK E GLI EVENTI COLLETTIVI, ALCUNE RIFLESSIONI

Alla cerimonia del Wesak si può partecipare sia individualmente che unendosi ai numerosi eventi collettivi che vengono organizzati in ogni parte del mondo, tenendo comunque conto che nel campo eterico la meditazione è sempre comunque collettiva. Per quando riguarda la partecipazione ad eventi collettivi, riportiamo una riflessione di Antonio Girardi, segretario della Società Teosofica Italiana, che dice:

Le celebrazioni del cosiddetto “Wesak acquariano”, spesso troppo indulgente verso aspetti spettacolari e superficiali, mal si adattano al vero significato di una “festa” che è essenzialmente meditativa ed interiore e che richiede adeguata preparazione e ferma volontà, non tanto di partecipare ad un happening collettivo, quanto piuttosto di confermare nel Karma (legge universale di equilibrio) e nel Dharma (disciplina spirituale) la profonda adesione interiore all’unità della vita ed alla Fratellanza Universale senza distinzioni, nel segno del Bello, del Buono e del Vero. Naturalmente ciascun essere umano vive e partecipa alle esperienze che si sente di partecipare ma teniamo presente che è individualmente che le prese di coscienza hanno risalto nel cuore e nella mente degli uomini e quindi il momento della partecipazione collettiva, seppur importante per la condivisione, è sempre un momento, paradossalmente, meno importante per quello che è il lavoro interiore.

NOTE FINALI

Il Wesak è un momento di unione tra tutte le razze, culture, popoli, nazioni, continenti, dove milioni(forse miliardi) di persone si riuniscono in Meditazione e Invocazione. Non ha nessuna importanza a quale credo o religione ognuno appartenga.

Il Wesak, seppur celebrato diversamente a seconda delle correnti religiose, spirituali e filosofiche, porta con se un senso comune: mantenere attiva la connessione spirituale, amare tutto ciò che ci circonda e gioire delle meraviglie che la vita ci offre con gratitudine. L’aspetto più importante del Wesak sta nella creazione di un campo “luminoso”, dove tutti siamo incoraggiati, per quanto possiamo, ad essere allineati con i punti più alti di luce e radiosità che giacciono dentro di noi; e se vogliamo a un senso immaginativo del Buddha (come simbolo di Saggezza) e del Cristo (come simbolo di Amore) che riversano una radiosità nell’ampio campo della coscienza umana. L’opportunità di cogliere energie di Amore e Saggezza è vastissima.

Rimandando alle voci in bibliografia per ulteriori approfondimenti sul tema trattato, concludiamo con un brano tratto da La voce del Silenzio di H.Blavatsky che riteniamo essere attinente e illuminante su quanto detto sino ad ora:

[…] Prima di muovere un passo, impara a distinguere il vero dal falso, l’effimero dall’imperituro. Sopra tutto impara a distinguere la scienza del cervello dalla Sapienza dell’Anima, la dottrina dell’Occhio da quella del Cuore.
Sì, l’ignoranza è come un recipiente chiuso e senz’aria; l’anima è come un uccello che vi sia prigioniero. Esso non gorgheggia né può muovere una piuma: il cantore sta torpido e muto, e muore di esaurimento. Tuttavia l’ignoranza stessa è ancora preferibile alla Scienza del cervello, quando la Sapienza dell’anima non la illumina e la guida. I semi della Sapienza non possono germogliare né crescere in un luogo senz’aria. Per vivere e raccogliere esperienza, la mente abbisogna di larghezza, di profondità e di punti per attirarla verso l’Anima Diamante[1]. Non cercar questi punti nel regno di Maya: ma sorvola oltre le illusioni, e cerca l’eterno, l’immutabile SAT[2], diffidando dei falsi suggerimenti della fantasia. Poiché la mente è come uno specchio: raccoglie polvere mentre riflette[3]. Sono necessarie le dolci brezze della Sapienza dell’Anima per levare la polvere delle nostre illusioni. Cerca, o Principiante, di fondere insieme la tua mente e l’Anima tua.
Fuggi l’ignoranza, fuggi del pari l’illusione. Distogli il tuo sguardo dagli inganni del mondo; diffida dei tuoi sensi che sono bugiardi. Ma dentro il tuo corpo, tabernacolo delle tue sensazioni, cerca nell’Impersonale l’Uomo Eterno[4]; e trovatolo, guarda all’interno: tu sei Buddha[5].


[1] Anima Diamante, Vajrasattva, è un titolo del Buddha supremo, del Signore di tutti i Misteri,chiamato Vajradhara e Adi-Buddha.
[2] SAT, l’unica eterna e assoluta realtà e verità, al di fuori della quale tutto è illusione.
[3] Dalla dottrina di Shin-Sien, che insegna che la mente umana è come uno specchio il quale attira e riflette ogni atomo di polvere, e deve, come uno specchio, essere curata e spolverata ogni giorno.
[4] L’Ego che si reincarna è chiamato dai Buddisti del Nord il vero uomo, il quale in unione con il suo Sé superiore diventa un Buddha.
[5] Buddha significa illuminato.

FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE

• H.P.Blavatsky, La voce del Silenzio
• Alice Bailey, Trattato dei Sette Raggi, Vol.II
– Il ritorno del Cristo
– L’Esteriorizzazione della Gerarchia
• C.W.Leadbeater, I Maestri e il Sentiero
• Centro di Meditazione e Guarigione Esoterica CAUMA
• A.Girardi, Il Wesak,la Madre del Mondo e il ricordo di H.P. Blavatsky – Video
– Wesak e Festa del Loto Bianco un approfondimento
• Raúl Micieli, Wesak metafisico. La Grande Cerimonia del Wesak e gli insegnamenti del Buddha
• Roberto Assagioli, La festa del Wesak
• Wesak Festival: Taurus – lucistrust.org